“Gli investitori italiani ed esteri sono liberi di andare dove vogliono, ma una delle condizioni per tenerli in Italia, o per farceli venire, è l’efficienza del sistema logistico. Nei porti italiani oggi servono ancora 17 giorni per esportare un container contro gli 11 o addirittura gli 8 giorni negli scali del Nord Europa. Sono tempi insostenibili, utili solo per far affondare i nostri porti e, con essi, la nostra economia”. A denunciarlo è Paolo Uggè, vicepresidente nazionale di Confcommercio che intervenendo a Roma al convegno “Trasportare la ripresa” organizzato dall’associazione presieduta da Carlo Sangalli, è tornato a denunciare la difficile situazione del sistema portuale italiano, colpito e affondato da una burocrazia insopportabile e insostenibile che prevede decine e decine di controlli. Operazioni spesso inutili e molto più numerose rispetto ad altri Paesi che da anni ormai stanno togliendo all’Italia un mare di possibili ricavi attirando, con servizi migliori e minor burocrazia, le navi cargo in fuga dal Belpaese. “Il nostro Paese per essere competitivo e scalare la graduatoria dei Paesi preferiti dalla concorrenza mondiale ha necessità non solo allora che le merci si spostino più rapidamente, ma che arrivino, soprattutto via mare, visto che naturalmente, il nostro Paese, rappresenta la piattaforma logistica ideale nel Mediterraneo”, ha tuonato Paolo Uggè. Che, a proposito di piattaforme ha ricordato come “per rendere un sistema integrato non basta più organizzare gli spazi portuali, ma anche quelli retro portuali, che debbono avere collegamenti rapidi con gli interporti, anch’essi inseriti in un disegno complessivo. Oggi la quantità di merci movimentata negli interporti italiani con trasporto intermodale è concentrata nel 90 per cento a Verona-Padova-Novara-Bologna. Ma la proliferazione di piattaforme intermodali senza un sistema integrato dei servizi in aumento sta facendo crescere il grado di dispersione del sistema logistico italiano”.