Prima di tagliare chi muove l’economia sfoltiamo i 3000 carrozzoni pubblici…

In Italia ci sono 3127 enti pubblici (enti, consorzi, società partecipate) che, secondo un calcolo effettuato dall’Upi, l’Unione delle Province italiane, costano circa 7 miliardi di euro l’anno di cui 2,5 servono per compensi ai consiglieri d’amministrazione. La notizia, pubblicata da Il Giornale ai tempi della spending review e della chiusura di “ben”  31 enti,  è passata inosservata. Nei giorni scorsi a Cernobbio,  durante il convegno che Confcommercio tiene ogni anno, è stato fornito il dato sul costo delle inefficienze originato dalla spesa pubblica regionale per consumi finali: 82 miliardi di euro. Il  documento di revisione, elaborato dal commissario Carlo Cottarelli, indica come spesa “aggredibile” nella parte dei trasferimenti alle imprese 3 miliardi e 700 milioni, di cui 2 miliardi e 110 milioni attribuiti alla voce trasporti. Molti nel dare la notizia hanno focalizzato i dati relativi alla voce trasporti, sulla quale l’autotrasporto pesa circa 1,4 miliardi, e hanno immediatamente indicato nel trasporto su gomma il destinatario degli interventi. Le risorse traferite al trasporto su gomma, se si volesse tener conto  delle tonnellate di merce trasportate, sono meno di un quarto trasferito per il servizio universale del trasporto merci su ferro, quotato a circa l’8 per cento e “finanziato” invece per  3 miliardi e 500 milioni. Rispetto alla somma assegnata all’autotrasporto, una gran parte è relativa al recupero dell’accisa, previsto dall’Unione europea. Di questa riduzione beneficiano  anche le aziende produttrici che trasportano la propria merce con automezzi di proprietà. La riduzione del gasolio si traduce in una minor tariffa.  L’innalzamento dell’accisa porterà invece le imprese che operano nei mercati internazionali a rifornirsi all’estero e la perdita sarà maggiore del risparmio. Forse, senza voler limitare il potere decisionale di chi ha la responsabilità di governo, un confronto avrebbe due positività: non ridurre le entrate fiscali ed evitare una inevitabile fase conflittuale che non sarà certo possibile gestire con il rapporto diretto scavalcando le rappresentanze, senza le quali il Paese si sarebbe di fatto paralizzato, nel dicembre scorso, se ai forconi si fosse unito l’autotrasporto.

Paolo Uggé