L’Antitrust vuole fare chiarezza sui prezzi dei carburanti. Con i listini che nell’ultimo periodo si sono alzati sempre più, l’aumento delle accise e le richieste delle associazioni dei consumatori e dei benzinai, l’autorità guidata da Antonio Catricalà ha deciso di aprire un’indagine. Due gli obiettivi principali: verificare come il prezzo indicato dall’indice internazionale Platts si ripercuote nei listini e valutare l’impatto delle pompe bianche sull’intera rete di distribuzione dei carburanti.
Come spiega l’Antitrust in una nota, gli obiettivi dell’indagine sono quelli di verificare la congruità, l’adeguatezza e la trasparenza dell’utilizzo dell’indice internazionale Platts nella determinazione dei prezzi e di individuare gli elementi che possono rendere più concorrenziale il mercato. Allo stesso tempo, in collaborazione con il Nucleo Tutela Mercati della Guardia di Finanza verranno analizzati in dettaglio ruolo, distribuzione geografica e potenzialità di sviluppo dei distributori indipendenti, le cosiddette pompe bianche.
L’indagine nasce “alla luce di un livello assoluto del prezzo industriale di benzina e gasolio per autotrazione che resta costantemente al di sopra della media europea”, denuncia il Garante, secondo il quale, “in un mercato oggettivamente oligopolista come quello dei carburanti, recentemente sembrerebbero emergere fenomeni che potrebbero accrescere la concorrenza, come l’espansione della modalità di vendita self service a prezzi inferiori rispetto al servizio e l’abbandono da parte delle società petrolifere dei prezzi raccomandati unici per tutto il territorio nazionale a favore di politiche di prezzo articolate”. Soprattutto, spiega l’Autorità, “si sono sviluppate le pompe bianche in grado di influenzare gli equilibri tradizionalmente esistenti tra le società petrolifere, con prezzi di vendita particolarmente convenienti rispetto a quelli praticati sugli impianti di distribuzione tradizionali”. Da qui la volontà di “fotografare numero e distribuzione geografica dei distributori indipendenti, analizzare le possibilità di una loro ulteriore diffusione e la presenza di eventuali ostacoli al loro sviluppo”.
Decisamente favorevoli all’indagine sia i consumatori sia i gestori. Il Codacons si augura “che attraverso questa inchiesta possano essere individuate le speculazioni che caratterizzano il settore e punite le compagnie petrolifere responsabili con maxi-sanzioni milionarie che fungano da deterrente”, mentre Adusbef e Federconsumatori denunciano i costi “insostenibili” a carico degli automobilisti, che raggiungeranno con l’aumento delle accise i 268 euro annui. Per i gestori di Faib e Fegica infine l’indagine sarà “utile per aprire il mercato alle migliaia di gestori ancora esclusi forzatamente dal gioco della concorrenza”.
un’altra indagine? ma quante ve ne servono? indagano,indagano e arrivano tutte alla stessa conclusione. servono più provvedimenti e meno indagini.
Consultando il sito dell’Unione Petrolifera Italiana, si possono soddisfare alcune curiosità. Ad esempio, viene ben evidenziata – con un disegno – la composizione del prezzo di vendita alla pompa dei carburanti (benzina e gasolio). Così come viene dato un contenuto ed un significato alle quotazioni Platts dei prodotti raffinati, che non avrebbero una diretta correlazione con il costo del greggio al barile.
Una delle pagine del sito è dedicata al confronto con i prezzi di vendita dei prodotti raffinati tra Italia ed Europa: “L’Italia presenta prezzi generalmente più elevati – in media 3,5 centesimi euro/litro – a causa di una rete distributiva diversa e più costosa rispetto ai principali Paesi europei, caratterizzata da un numero maggiore di punti vendita, da un erogato inferiore e da una minore presenza di self service e di non oil (per la vendita di merci non petrolifere).
Ciononostante, i prezzi italiani si muovono in linea con quelli europei e già oggi, in Italia, in almeno 6.000 impianti i prezzi sono inferiori alla media europea.”
E’ proprio per effetto di queste declaratorie – che dicono tutto ed il contrario di tutto – che l’intervento dell’Autorità di inserisce.
Sta invece agli Utenti il compito di alzare la voce quando anche le indagini rivelano anomalie importanti e l’Autorità non interviene !!!
alzare la voce?? rilevare le anomalie importanti??
già fatto! risultato: aumento delle accise per rimpinguare il fus.