Incidenti sul lavoro:
è la strada il killer più spietato

Un Tir con targa bulgara che sbanda improvvisamente e travolge una squadra di operai addetti al taglio dell’erba sull’autostrada A5 Torino-Aosta, nel comune di Arnad, in direzione Torino. Un marocchino di 57 anni, Ahmed Narson, non ha scampo, finito sotto il camion che dopo la sbandata si è riversato su un fianco fuori dalla carreggiata. Cinque i feriti, tra i quali lo stesso autista del mezzo pesante, che ora dovrà cercare di chiarire agli inquirenti le cause dell’incidente. Ogni giorno tre lavoratori perdono la vita e uno di questi è statisticamente un professionista che opera sulla strada. Lo ha rilevato l’Inail nel suo rapporto annuale e l’ultima croce piantata sulla Torino-Aosta non fa altro che avallare questi dati.
Nel 2008 in Italia sono morte 1.120 persone per lavoro e sono più i lavoratori morti sulle strade che quelli in fabbrica. Poco più della metà dei decessi totali si è infatti verificato sulla rete viaria nazionale. Ben 335 lavoratori erano professionisti del volante, ossia autotrasportatori, corrieri, taxisti, oppure persone che viaggiano quotidianamente, come gli agenti di commercio, portalettere e addetti alla circolazione. Sono invece 276 i lavoratori che hanno perso la vita durante il percorso casa-lavoro. Il bilancio delle morti bianche è stato presentato dall’Inail nella Sala della Lupa di Montecitorio, alla presenza del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, e del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
Numeri non negativi su tutti i fronti. Quel 1.120 morti fa segnare infatti la soglia più bassa dei casi mortali; lo stesso non si può dire degli infortuni in itinere, che sono cresciuti del 66,8 per cento dal 2001 al 2008, passando dai 58.286 casi di otto anni fa ai 97.201 dello scorso anno 2008.
«Da un punto di vista statistico», ha detto il presidente dell’Inail, Marco Fabio Sartori, «l’analisi dei dati relativi al periodo 2001/2008 è senza dubbio decisamente positiva. In questo arco di tempo, infatti, nel nostro Paese sono stati registrati circa 150mila incidenti in meno, per un calo relativo – tenendo conto, cioè, della crescita occupazionale – del 21,1 per cento. Si tratta di una realtà incontestabile e che assume ancora più rilevanza se confrontata al netto aumento che ha caratterizzato, invece, gli infortuni in itinere, passati da 58mila a oltre 97mila (con un incremento, quindi, del 66,8 per cento). Il bilancio finale, in definitiva, è quello di un miglioramento sensibile: un fatto sociale importante che non toglie, tuttavia, che si debba continuare – in modo ancora più deciso e strategico – su questa strada. Nessuno, infatti, può negare che gli 875mila incidenti denunciati all’Istituto lo scorso anno restino sempre una cifra molto elevata».
Sul numero totale degli infortuni sul lavoro quelli sulla strada rappresentano meno del 17 per cento. Il mese nero per gli infortuni mortali nel 2008 è stato luglio, con 56 decessi, “solo” 17 quelli di novembre. Le giornate più pericolose sono state il lunedì e il mercoledì. Per quanto riguarda l’orario, i casi mortali si verificano statisticamente più di frequente tra le 7 e le 8 del mattino (l’ora di punta per chi si muove per andare in ufficio) e tra le 14 e le 15 (orario di rientro dalla pausa pranzo).
Per consultare il rapporto annuale dell’Inail 2008 http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_PUBBLICAZIONI&nextPage=PUBBLICAZIONI/Tutti_i_titoli/Rapporti/Rapporto_annuale/Rapporto_annuale_2008/Rapporto_annuale_2008/info-584700625.jsp

2 risposte a “Incidenti sul lavoro:
è la strada il killer più spietato

  1. Qualche giorno fa in località Monselice (PD) un autoarticolato mi ha tagliato la strada costringendomi a frenata improvvisa per evitare l’impatto buttandosi letteralmente in carreggiata, non tenendo la destra in uscita dal semaforo, a rischio di incastrarmi tra la motrice e le ruote posteriori. Non ci può essere pietà per questi atteggiamenti criminali certamente consapevoli e di sfida (che qualche volta va male, ma c’è sempre un’assicurazione no??). Che sia italiano o straniero poco cambia, certo ha evidentemente poco da perdere, anzi devo fare attenzione che non me la faccia pagare!
    La strada sembra il rodeo e l’arena di molti camionisti, anche in città ormai.
    E per colpa di qualcuno tutti i camionisti sono possibili assassini a piede libero.
    Quante ore di lavoro ha guadagnato così in questo mese? e un danno, una collisione, una vita rovinata o cessata quante ore vale?
    Avrei dovuto fare l’incidente per fargliela pagare??
    Lavorare per vivere o vivere per lavorare?
    Ogni giorno un professionista della strada ci rimane sopra. E chi non centra e gli finisce sotto?
    Fermare alla frontiera tutti gli autisti stranieri è un’idea?
    E’ una guerra ìmpari..

  2. L’episodio che l’ha visto coinvolto è certamente da esecrare sotto tutti gli aspetti. Quel conducente ha tenuto un atteggiamento poco responsabile che poteva avere delle drammatiche conclusioni.
    Quello che consiglierei di evitare è la generalizzazione. Non è vero che tutti i camionisti sono degli irresponsabili. Esisitono dei soggetti che si comportano da tali e vanno puniti. Qui il problema coinvolge chi deve assicurare la sicurezza dei cittadini. Le normative esistono ma i controlli sono insufficenti. Simili comportamenti di qualcuno se non repressi finiscono per coinvolgere anche quelli che si comportano in modo rispettoso delle regole. Proprio per questo i primi a richiedere più controlli sono gli stessi imprenditori del settore. Purtroppo ad oggi la richiesta non ha avuto riscontri. Nell’interesse della sicurezza di tutti i cittadini i camionisti seri proseguiranno a sostenerla fino a quando non sarà soddisfatta.

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