Fra pochi giorni diventerà obbligatorio il nuovo sistema telematico di tracciabilità dei rifiuti, ribattezzato Sistri, ma neppure un terzo delle imprese di autotrasporto specializzate ha potuto ritirare la chiavette Usb e solo un automezzo su 10 si è potuto equipaggiare con la “scatola nera” (black-box) necessaria per effettuare il controllo satellitare dei rifiuti. Una situazione che i responsabili di Unatras, l’unione nazionale delle associazioni dell’autotrasporto merci, in un comunicato stampa definiscono drammatica. Ecco il testo completo del documento. Le associazioni dell’autotrasporto esprimono fortissima preoccupazione per la situazione di incertezza tuttora presente in vista dell’avvio obbligatorio del nuovo sistema telematico di tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), previsto per il 1° ottobre prossimo. L’operazione di distribuzione dei dispositivi elettronici necessari per l’avvio del SISTRI è difatti drammatica: nemmeno un terzo dei vettori specializzati ha potuto ritirare la chiavette USB e soltanto 1 automezzo su 10 si è potuto equipaggiare con la “scatola nera” (black-box) necessaria per effettuare il controllo satellitare dei rifiuti, nel percorso che questi compiono per arrivare agli impianti di trattamento o di smaltimento, e molti sono gli errori e le disfunzioni segnalate. Sulla legittimità della fabbricazione e della fornitura di tali dispositivi pende poi un grave ricorso al TAR del Lazio, che ha fissato l’udienza di merito al 18 novembre prossimo. Il nuovo sistema non appare ancora completo, giacché mancano le disposizioni normative e quelle sanzionatorie per disciplinare la sua operatività. Queste sono contenute nello schema di decreto legislativo di recepimento della nuova direttiva comunitaria sui rifiuti (2008/98/CE) , verso il quale le Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera hanno espresso numerose perplessità. Il SISTRI contiene poi un grave discriminazione a danno delle imprese nazionali, in quanto non si applica alle imprese straniere, che saranno quindi libere di operare a costi minori rispetto alle nostre imprese associate, non dovendo sottostare agli obblighi di iscrizione al sistema, al pagamento dei contributi, alla dotazione degli apparecchi, ai tempi ed agli oneri per la loro installazione. Per tutte queste ragioni, ribadite anche ieri dai nostri rappresentanti nell’ambito dello specifico Comitato di Vigilanza, siamo insoddisfatti dello stato di attuazione del SISTRI, malgrado abbiamo più volte offerto la nostra fattiva collaborazione per la buona riuscita del progetto e riteniamo necessaria una proroga di sei mesi del nuovo sistema, oltre ad un congruo periodo di sperimentazione. Chiediamo inoltre l’impegno del Governo per una rapida approvazione del decreto legislativo dove sono contenute le norme che obbligano anche le imprese straniere che operano in Italia ad iscriversi al nuovo sistema, con i relativi costi; la limitazione della responsabilità del vettore sull’eventuale difformità dei rifiuti che trasporta e una esplicita garanzia che i costi prodotti dal traffico dati delle carte SIM, da inserire nelle black-box, saranno coperti dal sistema, con i pesanti contributi annuali d’iscrizione richiesti agli operatori, come assicuratoci dai Ministeri dei Trasporti e dell’Ambiente. Laddove invece il SISTRI dovesse comunque partire il 1° ottobre 2010 senza alcuna modifica alle disposizioni attuali, le imprese di trasporto sarebbero costrette a fermare la propria attività, con pesanti ripercussioni su tutto il sistema di gestione dei rifiuti speciali, forti danni all’economia e gravi rischi per la salute dei cittadini, nonché possibili conseguenze politiche e di immagine per le amministrazioni che hanno voluto realizzare in tal modo il nuovo sistema. In tale eventualità, saremmo costretti a chiedere l’apertura di un tavolo sulla questione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.