Una sola soluzione per moltissimi problemi? Se esistesse sarebbe assurdo non adottarla. Nulla di cui stupirsi, dunque, se a chi per mestiere si occupa di trasporti eccezionali appaia totalmente assurdo non istituire un unico sportello per le autorizzazioni di questi maxi trasporti su strada. Un’assurdità ingigantita dal fatto che, proprio in assenza di quello sportello unico, chi lavora nel settore dei trasporti eccezionali e deve pianificare un viaggio che comporta l’attraversamento di decine o addirittura centinaia di Paesi è costretto a presentare una “pratica” in ogni singolo Comune attraversato. Una situazione, insostenibile, ben nota a Stefano Storti, giovanissimo imprenditore del settore, alla guida con il fratello Massimo e il padre Elvezio della Trasporti Pesanti, (importante realtà del settore dell’autotrasporto e della logistica di Piadena, con un terminal intermodale di proprietà di 18 ettari e prossimo a essere notevolmente ampliato) che quello sportello unico è tornato a chiederlo a gran voce attraverso un video (clicca qui per vederlo): quello realizzato per il proprio trentesimo compleanno dalla Fai di Verona, federazione degli autotrasportatori italiani, che proprio in occasione dell’evento ha deciso di chiedere ai più giovani fra gli associati di raccontare, in particolar modo alla politica, cosa significa oggi fare questa professione. Invito prontamente raccolto da Stefano Storti (e da diversi altri giovanissimi “colleghi”) che al mondo politico ha deciso di rivolgere una semplicissima domanda: “perché non aprire uno sportello unico, e competente, per le autorizzazioni ai trasporti eccezionali che ridurrebbe i tempi la complessità e anche i costi per la pubblica amministrazione?”. Aggiungendo, giusto per far capire che la soluzione non solo esiste ma sarebbe facilissima da adottare, che per aprire lo sportello unico e, aspetto importantissimo, competente, “basterebbe guardare a cosa avviene oltre confine”, come ha spiegato Stefano Storti pronto a denunciare un’altra assurdità della malaburocrazia italiana: ovvero il fatto che, che per quanto riguarda l’attraversamento di ponti e cavalcavia, “le verifiche delle infrastrutture da monitorare prima del passaggio, seppure per legge siano a carico dei gestori delle strade, vengano fatte pagare ai trasportatori”. Situazioni assurde che potrebbero però essere facilmente risolte, a patto però di non avere “una burocrazia che rappresenta il principale nemico di chi fa impresa”, come ha concluso il giovane imprenditore, e di avere come interlocutore una classe politica capace di capire un concetto elementare, che uno sportello unico e competente (invece di migliaia dove spesso l’impiegato non sa neppure di cosa gli si stia parlando) risolverebbe tutto. Facendo per di più risparmiare anche lo Stato, e dunque, tutti i suoi cittadini. E aggiustando così “lo scollamento fra chi lavora e chi autorizza”, che a Stefano Storti appare chiarissimo. Così come a milioni di altri italiani, stanchi di vedere che le soluzioni ci sono, che tutti le vedono tranne troppi politici…..