L’avvocato motociclista che ha guidato per 2500 chilometri per essere presente in tribunale

Emilio Scotto: a moltissime persone il suo nome non dirà probabilmente nulla ma per molti motociclisti è una leggenda, protagonista di un viaggio unico e forse irripetibile. Un viaggio in sella durato 10 anni (partito da casa il 17 gennaio 1985 ci ha fatto ritorno il 2 aprile 1995) percorrendo 735mila chilometri attraverso oltre 200 Stati) che sono valsi allo stakanovista della guida su due ruote il record mondiale del viaggio in moto più lungo, portato a termine grazie anche a una “compagna” straordinaria: una Honda Ala d’oro GL1100, soprannominata la “principessa nera” capace di macinare quella montagna di chilometri con un solo cambio di motore. Un’impresa che Emilio Scotto, argentino (che in quel viaggio ha “bruciato” 47mila litri di carburante, 1.300 litri di olio, 86 pneumatici e 12 batterie) ha deciso di raccontare in un libro, The Longest Ride. Ettore Tacchini, avvocato bergamasco prossimo a spegnere le 81 candeline, quel libro non l’ha mai letto, ma potrebbe scriverne uno altrettanto unico. Già, perché il legale, fra i più noti di Bergamo

Sessant’anni vissuti in buona parte in sella a una moto

anche per aver “guidato” l’ordine professionale, nella sua lunga esistenza vissuta in buonissima parte in sella a una delle tantissime moto possedute, quel record probabilmente l’ha anche battuto, e probabilmente anche di gran lunga, considerato che in sella ci ha passato 60 anni esatti, a testimonianza di un amore (sbocciato a 21 anni dopo aver raggiunto la maggiore età ed essere diventato dunque libero di poter acquistare la sua prima moto che fino ad allora la madre gli aveva impedito d’avere) destinato a durare per sempre. Sessant’anni vissuti guidando di tutto, dalle moto da regolarità, la prima passione, agli scooter alle maximoto da strada, sia per lavoro sia per piacere, lungo le strade di tutta Italia, di tutta Europa, ma non numerose “puntate” anche in altri continenti.

Quanti chilometri ho percorso? Di sicuro la somma è a sette cifre

“Quanti chilometri ho percorso su due ruote? Non ho mai pensato a tenere il conto ma penso tranquillamente di poter affermare che si tratti di una cifra a sei zeri”, racconta divertito Ettore Tacchini, seduto alla scrivania dello storico studio di via Pradello dove non solo ha studiato migliaia di pagine di atti per affrontare le tantissime cause sostenute nei tribunali di tutta Italia, ma anche le mappe geografiche dei Paesi da attraversare nei prossimi viaggi. Di piacere (come quello in Portogallo, in fase di organizzazione, con probabilissima compagna di viaggio una potente Bmw 1250 R) o di lavoro. Perché come sanno benissimo decine di colleghi e magistrati sparsi in tutta Italia, l’avvocato Ettore Tacchini in aula ci è arrivato quasi sempre (a meno di condizioni atmosferiche proibitive) in sella a due ruote.

Come lasciare un giudice senza parole? Raggiungendo in moto in tribunale… a Reggio Calabria

Come ha potuto verificare anche un esterrefatto giudice del tribunale di Reggio Calabria che un mattino, dopo che la sera precedente i difensori avevano definito bonariamente la causa, aveva di buon grado accolto la richiesta  di quel legale arrivato da così lontano di trattare per prima la sua causa “per poter per prendere il primo volo disponibile”. Restando senza parole di fronte alla risposta: “non sono in aereo, sono in moto”. “Quel giudice è rimasto talmente incredulo da chiedere addirittura una breve sospensione della discussione per scendere in strada e verificare che la moto ci fosse davvero, che questo avevo appena affermato fosse vero”, ricorda ridendo di gusto Ettore Tacchini, che chiusa la causa, infilati i documenti nei borsoni della Bmw e infilato il casco, era ripartito, per nulla preoccupato degli oltre mille e 200 chilometri che lo separavano da casa. “Facendo un paio di soste, così come all’andata, cosa che mi aveva consentito di sbrigare un paio di faccende anche a Pescara e Napoli”, sottolinea Ettore Tacchini, quasi a “scusarsi” per non aver fatto un’unica “tirata”.

Nemmeno due protesi alle ginocchia l’hanno fermato, in moto e sugli sci

“Questione di allenamento”, aggiunge sempre più divertito,” e con una luce nello sguardo che lascia presagire un’altro incredibile capitolo della storia: quello relativo alle due operazioni chirurgiche cui si è sottoposto alle ginocchia, la seconda delle quali recente, e che non gli hanno impedito di rimettersi in sella. Così come non gli hanno impedito di rimettere gli sci e le pelli di foca ai piedi 88 giorni dopo il primo intervento chirurgico, a cui si è sottoposto pochi anni fa, per un’escursione di sci alpinismo, nelle Dolomiti, la sua meta più amata insieme con l’Engadina quando si tratta di neve, ultima di una serie di escursioni, questa volta sugli sci, a sua volta lunghissima, al punto da fargli ottenere la qualifica di Osa, ovvero “ottimo sciatore alpinista”. “ Ho due ginocchia al titanio che funzionano benissimo, commenta Ettore Tacchini ormai sempre più divertito di fronte alle espressioni di stupore dell’intervistatore. “L’unico problema è negli aeroporti, dove le mie rotule fanno puntualmente risuonare i metal detector. A Parigi pochi giorni fa un addetto alla sicurezza, che pure avevo preavvertito delle mie protesi, ha voluto tastarmi con cura le gambe ,quasi che al tatto potesse sentire il titanio …..”. Parigi, raggiunta questa volta, strano a dirsi, in aereo. Ma solo perché l’amico che l’aveva accompagnato  non sarebbe mai salita in sella, obbligandolo così a rinunciare, una volta tanto al suo mezzo di trasporto più utilizzato e amato, a cui per 60 anni ha giurato fedeltà assoluta, innamorato oggi come allora.

Una passione forse ereditata dal nonno che nel 1920 in moto andava fino in Toscana….

“Con la moto è stato davvero amore a prima vista”, prosegue il racconto il legale riavvolgendo la pellicola del film della sua vita fino a tornare al “bianco e nero” degli anni 60. Una passione nata senza essere tramandata dai genitori (il padre scomparso prematuramente e la mamma contrarissima a quel “pericolo viaggiante”), forse presente “nel Dna ereditato dal nonno materno, direttore delle miniere di Gorno, che negli anni 20 andava in moto a Larderello, in Toscana, un autentico pioniere della storia del motociclismo), ma destinata fin da subito a crescere a tutta velocità e a rivelarsi negli anni un’attrazione sempre più irresistibile.

…cresciuta fino a viaggiare, per lavoro, fino alla Sicilia e alla Sardegna…

Fino a portarlo, negli anni 70, a compiere vere e proprie maratone motociclistiche per raggiungere le sedi di un importantissimo cliente, l’Italcementi, con aziende sparse in tutta Italia (isole comprese) oltre che in altri uffici, dell’azienda e di suoi partner, disseminati lungo lo Stivale. “Viaggi di lavoro di centinaia e centinaia di chilometri, destinati ad alternarsi con altri, di piacere, organizzati per scoprire alcune fra le mete più affascinanti che esistano nel modo più affascinante: in moto, mezzo che offre non solo un osservatorio unico e inimitabile ma che dona a ogni metro percorso una sensazione straordinaria di libertà che nessun altro mezzo offre”.

…. e per divertimento in tutta Europa ma anche in altri continenti

Viaggi fatti in tutta Europa, con particolare predilezione per il Nord del vecchio continente, ma anche per i Balcani (di recente visitati insieme con il figlio Filippo in uno dei viaggi più belli della sua vita) e il Portogallo, da alternare con “giri” nella “sua Bergamasca”, magari per andare in Valle Rossa e da qui seguire un percorso (che sono in molti a scommettere Ettore Tacchini potrebbe fare bendato…) verso Ranzanico, Solto Collina, Sovere, Clusone, Ponte Nossa, Zambla, Ponte Merlo, Selvino per poi tornare in città e lasciare la moto a riposare in garage. La moto, non il pilota, che di riposo sembra non aver mai bisogno.

L’allenamento migliore è camminare, una vera medicina antiage

“Mi hanno costruito bene”, racconta ancora Ettore Tacchini, “così come mio fratello Mario, poco più giovane di me, pilota di auto e atleta al via di centinaia di marcialonghe. Il Dna ha fatto tanto, al resto ci ha pensato quella che io chiamo la mia medicina antiage: camminare. Soprattutto sui colli di Bergamo, nei vasi di cui credo davvero di conoscere ogni metro…”. Passeggiate a cui non ha mai rinunciato fatta eccezione per alcune settimane di riposo forzato dopo le operazioni per inserire le protesi al titanio nel 2016 e nel 2019 e dopo un paio d’incidenti “causati da altri”. Gli altri segreti per un’eterna giovinezza? “Qualche buon bicchiere di vino”.

Le migliori escursioni in sella richiedono i migliori compagni di viaggio

Magari da bere al termine di un giro in moto con gli amici appassionatissimi come lui “come l’avvocato Luca Boneschi di Milano, socio come me di Motoga, l’associazione degli avvocati che oltre alla toga condividono la moto, bravissimo in sella ma anche sugli sci, compagno di tantissime giornate in Engadina”; come l’avvocato Paolo Rosa “ottimo fuoristradista”; come l’avvocato Antonio Rosari, “grande amico, collega e maestro, appassionatissimo di moto ma che in pochissimi hanno visto alla guida”.

I miti su due ruote? Hailwood, Sheene, Agostini e Ubbiali….

Più spettatore che pilota, più tifoso incapace di resistere al richiamo della tv al via di un Gran premio. Cos’ come anche Ettore Tacchini, “supertifoso di Mike Hailwood, o meglio Mike the Bike” uno dei più grandi piloti di sempre, ma anche di Barry Sheene, oltre che ovviamente dell’Immenso Giacomo Agostini e di Carletto Ubbiali”.

… mentre il motoclub più mitico resterà per sempre la Norelli

Piloti da pista amati da un motociclista nato in realtà come “fuoristradista, grazie anche all’amicizia di sempre con tanti associati  al Motoclub Bergamo e alla Scuderia Norelli, la Scuderia per eccellenza di Bergamo” per la quale ancora oggi si presta a “guidare” vari eventi, dalle assemblee ai convegni, con doti da moderatore che non fanno invidia a quelle del pilota capace di entrare sempre in sintonia con tutte le due ruote possedute e di cui tenere un elenco sarebbe impossibile.

Come dimenticare la Kawasaki che “mangiava” chili d’olio?

Con alcune però rimaste indimenticabili: a partire dal “primo amore”, una Gerosa 48 cc “acquistata da Sandro Dall’Ara con 100mila lire della borsa di studio guadagnata sui codici” per proseguire con una serie di moto Morini sino al  mitico ” testa piatta”; una Kawasaki 500 “capace di bruciare un chilo d’olio per fare Bergamo Trento e ritorno, ma fantastica da guidare” (e comunque difesa e fatta assolvere dal legale); la  900 Z1 e la Bmw 1250 R che ancora oggi è in pole position in garage (la più usata insieme alla Vespa per muoversi in città) dove fra le sette o otto moto da cui non ha mai voluto separarsi spicca anche un bellissimo sidecar”. Compagne di viaggio di lunghi tratti di una lunga vita che per decenni ha avuto come traguardo finale un’aula di tribunale. Prime fra tutte quelle del Palazzo di giustizia della sua città dove Ettore Tacchini è stato protagonista di processi famosi: come quello per il delitto di Laura Bigoni; il “processone” per terrorismo; o quello per le Bische clandestine impossibile da dimenticare perché, assicura, “presenziare a ogni udienza era come andare al cinema”, con “attori” fantastici e un copione incredibile”. Il tribunale di Bergamo dove in decenni di attività Ettore Tacchini ha avuto modo di conoscere avvocati e magistrati che ha “stimato e apprezzato moltissimo. Magistrati come Armando Grasso, Tino Palestra ed Enrico Fischetti, Giancarlo Battilà, Giorgio Brignoli, Paolo e Adriano Galizzi, Giulio Lussana, Angelo Tibaldi, Paola Carosella e Laura D’Urbino”, che Ettore Tacchini elenca con un solo rammarico: “Nessuno di loro è mai stato un vero grande appassionato motociclista….”. Quasi una “piccola macchia” su un curriculum altrimenti di un candore assoluto agli occhi di uno la cui vita è letteralmente “girata” attorno alle moto, e che assegna alle due ruote un ruolo sempre più importante nel futuro.

Il mototurismo è la scommessa vincente del futuro per l’ economia , per l’ambiente…

In particolare al mototurismo, voce destinata ad avere un peso sempre più importante nei bilanci di molte mete, in particolare piccolo borghi la cui economia potrebbe trarre importanti benefici dall’arrivo di visitatori su due ruote senza contare il fatto che due ruote inquinano molto meno che quattro contribuendo alla mobilità sostenibile”. Ragioni per cui Ettore Tacchini è subito diventato un fan dell’iniziativa fatta partire dalla Scuderia Norelli affiancata  al  Moto club Bergamo fino all’autonomia”) creando una tessera speciale per amici sostenitori che vogliano contribuire a far crescere il progetto per far accelerare il mototurismo sul territorio.

Una grande iniziativa lanciata da un grande motoclub

“Una grande iniziativa lanciata da un grande Motoclub”, conclude Ettore Tacchini salutando, prima di infilare in borsa alcune pratiche per una causa che l’attende nel tribunale di Bergamo dove il 22 giugno 2023 un collega e amico stimatissimo, l’avvocato Emilio Gueli, gli ha fatto una bellissima sorpresa: annunciando al giudice (“Bianca Bianchi, perfetta testimonianza di come sotto una toga possano convivere la miglior preparazione professionale, l’assoluto equilibrio nel giudicare ma anche una straordinaria umanità e simpatia) la presenza in aula, fra i difensori, di un “ragazzino in toga che oggi compie 80 anni”. Un annuncio salutato dal sorriso del giudice che presiedeva il dibattimento, stupita della straordinaria forma del legale. Uno stupore che sarebbe cresciuto esponenzialmente se avesse saputo che quell’avvocato ottantenne era arrivato in tribunale in moto. Esattamente come aveva fatto per presentarsi in aula a Reggio Calabria cavalcando i tantissimi cavalli della sua Bmw, tra andata e ritorno, per quasi 2500 chilometri. Domandoli da cavallerizzo-motociclista perfetto, con una passione, un’esperienza, e un “chilometraggio” che pochi al mondo possono vantare.

Articolo pubblicato su gentile concessione di Bergamo2.0

2 risposte a “L’avvocato motociclista che ha guidato per 2500 chilometri per essere presente in tribunale

  1. Mi è capitato di conoscere due motociclisti ultrasettantenni (per l’esattezza uno di 78 e l’altro di 76, quindi più vicino all’8 iniziale che al 7!!!!) in forma strepitosa… che stavano partendo per una “gitarella” di 150 chilometri!!!!! Secondo me è questione di testa, chi va in moto a livello cerebrale ha… una marcia in più

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