Essere pagati regolarmente, nei tempi previsti, per il lavoro svolto è un problema per molti lavoratori. Compresi moltissimi autotrasportatori per i quali quella che dovrebbe essere la norma, ovvero appunto ritrovarsi sul conto la cifra pattuita, diventa spesso un’eccezione. Un problema che potrebbe essere risolto seguendo l’esempio di chi, di fronte a una situazione analoga, ha trovato una nuova strada da seguire. In questo caso la Spagna. Ed è proprio al “modello spagnolo” che guarda Cinzia Franchini, presidentessa dell’associazione Ruote Libere, invitando fare una cosa tanto semplice quanto saggia e intelligente: copiare quanto di buono fanno altri. Una nuova “strada” da seguire che Cinzia Franchini ha indicato in un comunicato stampa . Ecco il testo. “Per arginare gli atavici problemi che affliggono l’autotrasporto italiano sarebbe il momento che il nostro Paese mutuasse almeno quello che di buono si sta facendo altrove. Mi riferisco in particolare al tema dei cattivi pagatori. In Italia, come sappiamo, esiste una normativa in base alla quale “il termine di pagamento del corrispettivo relativo ai contratti di trasporto di merci su strada non può essere superiore a sessanta giorni, decorrente dalla data di emissione della fattura da parte del creditore”. Al fine di rendere effettive le tempistiche di pagamento indicate, la medesima norma prosegue precisando che “è esclusa qualsiasi diversa pattuizione fra le parti, scritta o verbale che non sia basata su accordi volontari di settore”. Sempre la stessa legge prevede che “ove il pagamento del corrispettivo avvenga oltre il novantesimo giorno dalla data di emissione della fattura, oltre agli interessi moratori al committente debitore si applichi la sanzione amministrativa pecuniaria pari al 10 per cento dell’importo della fattura e comunque non inferiore a 1.000 euro”. Una norma che esiste da molti anni, ma che viene puntualmente disattesa come sanno bene in primis le piccole e medie aziende di autotrasporto costrette a far quadrare bilanci difficili con l’aggravio di queste vere e proprie ingiustizie che falsano il mercato. Ebbene, il governo spagnolo ha introdotto, già da due anni, una nuova legge in materia di ritardo nei pagamenti. Tale regolamentazione prevede oltre a pesanti sanzioni per le aziende che non effettuano i pagamenti entro il termine massimo di 60 giorni, anche la pubblicazione dell’elenco delle aziende che saldano in ritardo. Con l’applicazione di questa legge, perfettamente in linea con le direttive europee sul controllo dei pagamenti ritardati, la Spagna ha quindi cercato di porre fine a uno dei problemi più comuni del settore. In pratica il governo rende pubblico a tutti l’elenco delle aziende che non rispettano la legge in materia di pagamenti: una lista aggiornata e facilmente scaricabile dal sito del ministero (https://www.transportes.gob.es/transporte-terrestre/inspeccion-y-seguridad-en-el-transporte/sanciones-via-administrativa-y-o-judicial).Risultato? Stando ai dati di un’autorevole associazione di autotrasporto spagnola, il pagamento medio nel mondo dell’autotrasporto è sceso da 81 giorni (valore medio per il 2021) a 69 giorni (valore medio per il 2023), ridotto a 66 giorni a dicembre. Lo stesso ministro spagnolo dei Trasporti ha spiegato che con la pubblicazione delle società che pagano in ritardo si aumenta la trasparenza e la responsabilità nel settore del trasporto su strada, promuovendo pratiche commerciali eque e incoraggiando la puntualità dei pagamenti. Come sappiamo anche in Italia spesso i committenti sono cattivi pagatori, anche quando sono altri autotrasportatori, ovvero aziende di autotrasporto di grandi dimensioni che possono godere di un potere contrattuale superiore. In assenza di un disincentivo reale al ritardo nei pagamenti, è quindi evidente che i grossi gruppi possono mettere in ginocchio le realtà più piccole favorendo ulteriormente i processi aggregativi forzati e il monopolio di fatto del settore. La norma spagnola in base alla quale l’Amministrazione pubblica competente per l’irrogazione delle sanzioni pubblica periodicamente le delibere sanzionatorie, ha dimostrato come invertire la rotta sia possibile. Ora in Spagna il tempo di pagamento medio è vicino a quello regolamentare e si è ridotta anche la percentuale di spedizionieri e intermediari che pagano oltre i 120 giorni: oggi sono solo l’11 per cento contro il 20 per cento abbondante di due anni fa. Un modello simile applicato all’Italia renderebbe il nostro un Paese più civile e contribuirebbe a restituire un minimo di dignità al settore dell’autotrasporto”.