I trasporti via terra, mare e aria devono avere una sola guida

La necessità di un’Autorità che faccia sistema tra le diverse modalità di trasporto è stata recentemente rilanciata, a Trieste, da Fabrizio Palenzona, già presidente e amministratore delegato della Fai Service s.c.a.r.l., la più importante impresa di servizio per le aziende di trasporto in Europa, oltre che  presidente dell’Aiscat, la Confindustria dei concessionari autostradali, e degli aeroporti di Roma. L’importanza di ricondurre terra, aria e mare a un unico sistema, ricoprendo un ruolo in tutte le  associazioni di rappresentanza delle suddette modalità, Fabrizio Palenzona la sta già verificando da tempo sul campo, per esperienza (e competenza) diretta.Ed è proprio la forza di una diretta conoscenza nel  sistema dei trasporti che lo induce a sostenere l’utilità di operare in una dimensione globale. Sono comprensibili, anche se da Conftrasporto non condivise, le reazioni contrarie di rappresentanti (o ex) di singoli settori che tentano di porre ostacoli a una giusta intuizione. La ristrettezza dei tempi impone di non  accettare le logiche di bottega; sono gli  interessi del Paese a imporre tempi rapidi e la necessità di imboccare senza ulteriori indugi la via sistemica. Le imprese di autotrasporto non possono che schierarsi con decisione a favore di tale impostazione. E’ convinzione che questa sia infatti la vera opportunità da cogliere per il nostro Paese, se vorrà in un non lontano futuro competere ad armi pari nel mercato europeo. Occorre lavorare per costruire condizioni che consentano di divenire competitivi nel momento nel quale la ripresa, che sta sempre più delineandosi, diverrà significativa. Due allora sono i punti sui quali intervenire: l’attraversamento dell’arco alpino, che deve divenire il più permeabile possibile, e l’individuazione di tre o quattro zone portuali da potenziare, quasi fossero zone franche, dotandole delle infrastrutture adeguate per accogliere su alcune principali direttrici di traffico la gran quantità di merci che entreranno nel Mediterraneo. Il deficit infrastrutturale  si può ridurre solo se si mette in campo un  programma ambizioso legato all’obiettivo strategico di riposizionare l’Italia nel contesto geo-economico-politico, europeo e mondiale. L’attraversamento dei valichi e la portualità per i traffici transoceanici sono i punti chiave di questa strategia. Non possiamo tuttavia più assistere al rinvio costante e continuo dovuto a logiche corporative per lo più di carattere settoriale. Occorre aprire un rapido confronto con tutte le forze politiche e i cittadini per spiegare loro le opportunità e i rischi che tutti insieme correremo  se ci lasceremo, colpevolmente,  sfuggire questo treno. Spiegando con parole semplici, chiare, comprensibili a tutti (e senza  perderci in dissertazioni inutili), cosa potrebbe succedere se non si intraprenderà la strada delle rapide decisioni. Spiegando, documenti alla mano, che mentre troppi amano filosofare, i Paesi del nord Africa, vedi Tunisia e Marocco, investono, con grande pragmatismo, miliardi di euro su porti e logistica. Anche per le operazioni portuali occorrerà accorciare la filiera, eliminando le funzioni parassitarie e improduttive che producono solo aggravi di costi attraverso le rendite di posizione. Diviene allora fondamentale ridurre i processi decisionali; adeguare e potenziare i fondali e gli accosti; individuare aree specializzate per tipologia di carichi; realizzare collegamenti ferroviari e stradali; disporre di connessioni informatiche adeguate per favorire l’estensione della telematica; migliorare le regole di security, senza rallentare le fasi portuali. Tutte operazioni non rinviabili che necessitano di un soggetto che decida senza essere costretto a mediazioni. È su questo che si gioca la capacità e la concreta volontà di intervento del Governo. La proposta, auspicata da Fabrizio Palenzona, di nominare un commissario con pieni poteri, può sollevare i dubbi e le perplessità solo da parte di chi teme di veder sminuita la propria rendita di posizione. Ma questo per il nostro Paese è il momento delle scelte e il Governo “del fare” non può che decidere. Gli imprenditori di Conftrasporto saranno al suo fianco.

Paolo Uggé