Disastro Ncc: “Abbandonati dallo Stato siamo costretti a vendere i mezzi e a licenziare”

C’è chi, come Daniele, è stato costretto a vendere un pulmino che utilizzava per lavorare; e chi, come Robert, dopo aver resistito per mesi accumulando debiti non è stato più in grado di rinnovare il contratto a due suoi autisti. Storie di “ordinaria disperazione” nel settore del Noleggio auto con conducente, ormai notissimo con la sigla Ncc, con i titolari delle aziende abbandonati dallo Stato, così,come purtroppo numerose altre categorie di lavoratori “privati”, sempre più “separati”, a livello di “vicinanza da parte dello stato”, dai dipendenti pubblici. Storie che arrivano dalla Toscana dove numerosi autisti Ncc che lavoravano con i turisti e che adesso con la pandemia sono in profonda difficoltà, denunciano di “aver ricevuto solo spiccioli, quelli riservati alle partite Iva”, come spiega in una nota Stefano Giusti, segretario di Azione Ncc , “dopo il crollo dei flussi turistici”.”Veicoli fermi con Rca sospese, ma con bolli, affitti, Inps,
Inail e commercialista da pagare senza se e senza ma”, racconta Robert, noleggiatore di auto da 17 anni con una ditta strutturata fino al 2019 e
ora solo con la segretaria in cassa integrazione e autisti senza più lavoro e, soprattutto, con un fatturato di 150mila euro nel 2019 precipitato a zero nel 2020, mentre Daniele, sposato con tre bimbi piccoli, spiega che “la pandemia ha spazzato via, con cancellazioni piovute a raffica, tutti i servizi” e che non ha “ più potuto rinnovare
il contratto stagionale al dipendente dopo essere stato costretto a vendere un pulmino, con il quale lavoravo. Come
tanti colleghi, mi sento abbandonato: sono riuscito ad andare avanti con i risparmi per un po’ sperando nell’aiuto dello
Stato, ma sono arrivati solo pochi
spiccioli insufficienti per mantenere i mie figli”. “Storie quotidiane che raccontano un dramma vero a cui è necessario dare risposte”, conclude Stefano Giusti., “Abbiamo chiesto in ogni sede, anche direttamente al premier Conte, di aiutarci. Ci ha ascoltato, ma stiamo ancora aspettando un aiuto strutturale per il settore. Ricominceremo a lavorare chissà quando ma nel frattempo dobbiamo vivere dignitosamente”.