E se ora si fermassero i traghetti cosa accadrebbe al turismo italiano? È una domanda che potrebbe far correre dei brividi gelati lungo la schiena di milioni di operatori del settore quella che si è posto Matteo Catani, amministratore delegato di Grandi navi veloci, compagnia di traghetti che fa capo a Msc e che ogni anno trasporta due milioni di passeggeri, sulle pagine del Corriere della Sera. Una domanda che il manager ha rivolto dopo aver denunciato quella che ha definito “una situazione paradossale” creata da un Governo, quello guidato da Giuseppe Conte, che “ripetutamente sollecitato a intervenire, non ha fatto nulla” mentre “i governi di Paesi come Germania, Olanda, Gran Bretagna, Irlanda e Finlandia si sono mossi addirittura in maniera proattiva per sostenere il settore dello shipping, e quello dei traghetti in particolare”. ”Da settimane si parla di ripresa: dai territori ci arrivano richieste specifiche di sostegno per la fruibilità dei servizi e la ripresa del turismo ma a livello nazionale manca del tutto da parte dello Stato il riconoscimento delle problematiche che il settore dei traghetti ha subito in questi mesi”, ha dichiarato Matteo Catani al Corriere della Sera, e questo “nonostante il servizio pubblico essenziale sia stato garantito durante i mesi di lockdown assicurando la continuità territoriale, il trasporto di merci e beni indispensabili, a prezzo di perdite notevoli. Il governo ha sostenuto il settore aereo, gli autotrasportatori e il trasporto pubblico locale. Noi siamo stati dimenticati. Non chiediamo interventi a compensazione dei ricavi persi ma cosa accadrebbe in Italia, in particolare al turismo e all’economia, se si fermassero i trasporti via mare?