Sospendere su tutto il territorio francese il cabotaggio stradale per sei mesi: una manovra che gli autotrasportatori francesi hanno chiesto per fronteggiare la situazione d’emergenza provocata dalla pandemia di Coronavirus, presentando una precisa richiesta in tal senso nei giorni scorsi al ministro dei trasporti, Jean-Baptiste Djebbari. Una strada che dovrebbe seguire anche il mondo dell’autotrasporto italiano, presentando un’analoga richiesta al ministro alle Infrastrutture e ai trasporti Paola De Micheli. Ad affermarlo è Claudio Fraconti, presidente della Fai, Federazione autotrasportatori italiani di Milano-Lodi e Monza Brianza, oltre che vicepresidente nazionale di Fai Conftrasporto, che invita l’Italia a percorrere la strada più semplice per risolvere il problema: prendere spunto da chi ha saputo trovare l’idea giusta. “Perché spesso”, afferma convinto, fare fronte comune sugli stessi problemi “copiando” chi è stato particolarmente bravo è meglio che provare a “inventarsi” una propria via d’uscita. La proposta avanzata dai colleghi d’Oltralpe è considerata fondamentale per la sopravvivenza delle società francesi di autotrasporto, in particolar modo per quelle di dimensioni minori, garantendo loro un livello minimo di “commesse” senza che queste vengano appaltate a società straniere, alcune delle quali, in particolar modo dei Paesi dell’Est, hanno dimostrato negli ultimi anni di non farsi alcuno scrupolo nell’ “aggredire” il mercato con concorrenza sleale, proponendo prezzi inaccettabili per chi vuole mettere sulla strada mezzi sicuri e guidati da professionisti del volante, senza mettere a repentaglio vite umane, e alimentando così quel dumping sociale che l’Unione europea ha combattuto, fino a oggi, solo a parole”, aggiunge sempre Claudio Fraconti. “Un cabotaggio “sleale” inammissibile in passato, figuriamoci oggi con l’emergenza pandemia. Se poi vogliamo aggiungere l’aspetto ambientale di migliaia di veicoli stranieri che stazionano permanentemente negli autogrill con i motori accesi di inverno e d’estate, credo che sia del tutto evidente l’importanza di una iniziativa del genere. La soluzione non è “automatica”, perché una richiesta come quella francese (e speriamo presto anche italiana) possa diventare realtà occorrerà infatti l’autorizzazione dalla Commissione europea, ma potrebbe essere davvero l’occasione per la politica europea di passare dalle parole ai fatti. Consentendo ai singoli Paesi di esercitare il sacrosanto diritto di proteggere le proprie imprese. Credo che in materia esista una cosa che si chiama clausola di salvaguardia….”.