C’era una volta l’auto “status symbol”. Oggi non c’è più, “sorpassata” da una prospettiva dell’utilizzo delle quattro ruote che sta sempre più spostandosi dalla proprietà alla disponibilità, con una quota crescente di pendolari che mostra un grande interesse per le opportunità oggi disponibili di utilizzare le auto senza possederle. In sostanza: il concetto stesso di mobilità sta cambiando. Parola di “Muoversi” il magazine trimestrale dell’Unione petrolifera che nell’ultimo numero ha affidato a Pietro Lanzini, ricercatore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e responsabile comunicazione del Cami (Center for automotive and mobility innovation) della stessa università l’incarico di compiere un vero e proprio viaggio fra passato, presente e futuro dell’auto. O meglio, del suo nuovo impiego pronto a modificarsi sempre più, soprattutto la dove la “politica” saprà far partire nuovi progetti. Come accaduto a Helsinki città che, sottolinea l’autore dell’articolo, “rappresenta un chiaro esempio di implementazione di successo”, grazie a “una mobilità innovativa basata sull’idea che sia possibile acquistare, grazie a una integrazione delle diverse piattaforme, pacchetti di mobilità con cui utilizzare qualunque mezzo pubblico e privato nei propri spostamenti urbani”. Un esempio di come il progetto MaaS, (acronimo di Mobility as a service, nuova modalità di pianificare il proprio viaggio prenotando tutte le tratte del proprio percorso ma anche di ottenere suggerimenti sui veicoli e i percorsi migliori per compierlo, attraverso un abbonamento o la formula del pay per use,il pagamento in base al concreto utilizzo), possa rivoluzionare il concetto di mobilità. Lasciandosi alle spalle sempre più le auto private, status symbol di un mondo, in cui non contano solamente tempo e costo di un tragitto, ma anche come tale tempo viene impiegato, ovvero la produttività del viaggio (il cosiddetto productivity paradigm), sembra destinato se non a scomparire (nelle grandi città)a essere fortemente ridimensionato.