La “punizione” dei vigili al camionista era sproporzionata. Ora lo dice anche il ministero

Inizio novembre 2024: un camion della Cs trasporti, azienda veronese, viene fermato in provincia di Cremona per un controllo. Agli agenti della polizia municipale tutto risulta conforme sia per quanto riguarda le ore di lavoro, riposo e carico sia per tutti gli altri documenti richiesti dagli uomini in divisa ed esibiti dall’autista. Eccetto uno: quello relativo alla revisione del tachigrafo, che è invece scaduta da un mese circa. Una dimenticanza da parte dei responsabili dell’azienda, certo, che però non potevano certo immaginare le “conseguenze”: una maxi multa dell’importo di 866 euro, 10 punti sulla patente e, per finire, sospensione del documento di guida della per un mese. Una misura che appare immediatamente quanto decisamente sproporzionata agli occhi di Sabrina Boschetti, che con il marito e i figli guida l’impresa creata nel 2005 con un solo camion e che oggi ne conta una ventina utilizzati in particolar modo per il trasporto di prodotti criogenici, di rifiuti e di legno. Una decisione talmente sproporzionata (“soprattutto modo nei confronti del nostro dipendente “condannato” da quella dimenticanza a non poter lavorare per un mese e a restare dunque senza stipendio”, come sottolinea Sabrina Boschetti) da spingere l’imprenditrice, che è anche consigliera della Fai, Federazione autotrasportatori italiani, a non “fermarsi”, a non subire passivamente la situazione. “Noi siamo consapevoli dell’errore commesso, ma lo siamo anche del fatto che devono esistere pesi e misure adeguati e le conseguenze per quella che è stata una pura e semplice dimenticanza non potevano essere così severe”, scrive in una e mail inviata a stradafacendo.tgcom24.it, domandandosi anche se non sia anche per colpa di simili decisioni se c’è una così importante carenza  di autisti. Fine dicembre2024: nella posta del superblog della piattaforma Mediaset che racconta tutto quanto si muove su strada, lungo le ferrovie, via male e via cielo, arriva una nuova email dell’imprenditrice che, a forza di “indagare” sulla vicenda ha fatto un’importante scoperta: ovvero che “il ministero chiarisce che per la presenza di una revisione scaduta a bordo, l’ unica sanzione prevista è quella di una multa di 52,00 euro e che quindi le conseguenze che ci sono state imputate non sono in realtà previste”. “Una circolare ministeriale è intervenuta a fare “chiarezza” e a dare una linea di interpretazione più stringente e, in questo caso, favorevole per l’autotrasportatore. Grazie a questo chiarimento l’impresa ora potrà affrontare l’eventuale ricorso con una relativa serenità”, come ha commentato un responsabile della Fai particolarmente preparato in materia interpellato dalla redazione. “Resta però il fatto che”, come conclude l’e mail di Sabrina Boschetti, “a oggi la nostra impresa si ritrova costretta a impiegare ulteriore tempo nella gestione di questa questione causata comunque da un “errore” delle forze dell’ordine, senza dimenticare tutto il lavoro che non abbiamo potuto svolgere a causa di tutto ciò”. La domanda sorge spontanea: nel dubbio le forze dell’ordine non potrebbero scegliere ,fra i vari pesi e misure, quelli più “leggeri”? Eviterebbero di causare danni a chi lavora, di ingolfare gli uffici con pratiche, e sicuramente potrebbero migliorare la percezione che molti utenti della strada hanno di chi è in divisa. E che se è abbastanza buona per Polizia stradale e carabinieri, non lo è invece certo per i “vigili” considerati spesso solo “capaci di fare cassa”. Come sembrerebbe confermare la storia dell’impresa veronese, con gli agenti prontissimi a dare una multa che, una cosa è certa, fa quantomeno pugni con il buon senso. Soprattutto in un Paese dove a un delinquente strafatto di droga o ubriaco si consente di girare libero di investire e uccidere, come purtroppo accaduto.