L’asfalto stradale da oggi deve essere “verde”. Ma la nuova norma rischia di fermare molti lavori

Fra le tante strade da percorrere per ridurre l’inquinamento ce n’è una che passa…. dalle strade. Per la precisione dall’asfalto che a partire dal 21 dicembre potrà essere realizzato solo utilizzando, obbligatoriamente, materiali riciclati e sottoprodotti, con percentuali minime specifiche per diverse tipologie di materiali. Una nuova “svolta green”, prevista per tutti i contratti pubblici, che mira a ridurre l’impatto ambientale, durante tutte le fasi di realizzazione di nuove infrastrutture o di manutenzione di vecchie, incentivando l’adozione di pratiche sostenibili e garantendo certificazioni obbligatorie per la conformità ai requisiti ambientali e di tracciabilità. Ma il nuovo esempio di “economia circolare” fatto partire dal “Decreto Cam”, sigla che sta per criteri ambientali minimi, se da una parte rappresenta uno strumento per ridurre in modo significativo la quantità di rifiuti destinati alle discariche contribuendo contemporaneamente alla riduzione delle emissioni di gas serra (e allineando l’Italia con gli obiettivi di neutralità climatica dell’Unione Europea per il 2050) dall’altra rischia di fermare moltissimi cantieri come denunciano i responsabili di Siteb , l’associazione Strade italiane e bitumi che rappresenta la filiera delle strade. “Siamo certi che il Decreto rappresenti una valida opportunità per l’attuazione dei principi di sostenibilità , ma alla vigilia dall’entrata in vigore della norma registriamo però dalle società che hanno in appalto lavori stradali grande preoccupazione per la diffusa carenza di informazioni in materia”, ha spiegato il presidente della Siteb, Alessandro Pesaresi, ipotizzando il “rischio concreto di un’accelerazione dei procedimenti di gara banditi secondo le procedure ordinarie entro la scadenza imminente di applicazione dei Cam e di un successivo blocco delle gare per impossibilità di ottemperare ai nuovi requisiti imposti a tutte le opere”. E non è tutto: la preoccupazioni per l’entrata in vigore delle nuove norme, che coinvolgono un’ampia gamma di materiali da costruzione (dai conglomerati bituminosi ai calcestruzzi, sia preconfezionati che prodotti in cantiere e ai prodotti prefabbricati in calcestruzzo fino ai materiali in acciaio e legno, alle murature miste e in pietrame, alle tubazioni in materiali ceramici e plastici; e alle barriere antirumore) sarebbero particolarmente forti fra i responsabili “delle stazioni appaltanti minori, di fatto la stragrande maggioranza, per numero e per attività complessiva di costruzione e manutenzione, che si trovano a dover applicare clausole e criteri anche per piccoli appalti con aggravio di costi e indisponibilità di risorse qualificate.”

In conclusione: la norma, “ attesa da anni” come hanno confermato gli stessi responsabili dell’associazione, rischierebbe soprattutto di “provocare un brusco stop dei lavori stradali. In particolare da parte di Comuni e stazioni appaltanti di dimensioni medio-piccole non ancora pronti a bandire appalti in linea con la nuova normativa”.