La chiusura del Brennero? Sicuramente rappresenta un problema ma ce ne sono altri, probabilmente altrettanto importanti, che il Governo italiano dovrebbe affrontare. Magari con risultati migliori rispetto a quanto sta avvenendo sul caso del valico per l’Austria dove a quasi due anni dall’insediamento del ministro Salvini, nulla è cambiato per il settore dell’autotrasporto e si continua vanamente a parlare delle stesse cose. E’ questo il messaggio che Cinzia Franchini, alla guida dell’associazione di autotrasportatori Ruote Libere, ha deciso di lanciare all’indomani delle nuove notizie provenienti da oltre confine in merito alla volontà dell’Austria di proseguire imperterrita sulla strada dei divieti ai tir italiani diretti in Europa. Indicando gli altri problemi ai quali il Governo dovrebbe dedicare possibilmente attenzione. Un esempio? La chiusura notturna di numerosi tratti d’autostrada del Belpaese.“Per quanto riguarda la querelle con l’Austria occorre fare presente che il Governo chiede, giustamente ci mancherebbe, a un Paese straniero di tenere aperta la propria autostrada al traffico merci dall’Italia”, scrive Cinzia Franchini in un comunicato stampa, “, ma dimentica che sul nostro territorio nazionale diversi tratti delle autostrade di notte sono ciclicamente chiuse dalle 22 alle 6 del mattino, con un elenco infinito che chiunque può consultare sul sito delle società autostradali.E così, mentre ci si occupa del tema Brennero con risultati nulli, i veri problemi si fanno sempre più pressanti” E come non bastasse, conclude la presidentessa di Ruote Libere, “le autostrade italiane continuano a essere costosissime, con i pedaggi gravati addirittura da aumenti, spesso vietate agli autocarri o con obbligo di uscita e entrata per molte tratte. Una vera e propria via crucis per gli autotrasportatori, resa, come sempre, ulteriormente complicata dall’aumento dei vacanzieri e con il nodo dei rimborsi pedaggi paralizzato, per non scontentare i potentati che ben conosciamo. Difficile immaginare uno scenario peggiore, eppure tutto questo avviene con il beneplacito delle associazioni, evidentemente incapaci di rappresentare la sofferenza delle imprese”.