Fate l’amore non la guerra: il messaggio di pace sul camion che trasporta aiuti umanitari

Make love, not war: fate l’amore, non la guerra. Non era neppure nato (sarebbe venuto al mondo solo una decina d’anni più tardi) Giovanni Andrioletti quando quella frase ha cominciato a fare il giro del mondo, prima sulle spille distribuite dagli attivisti alle manifestazioni contro la guerra in Vietnam, e poi su ogni capo d’abbigliamento, dalle T-shirts ai maglioni e ai jeans, dalle  giacche alle scarpe e alle cinture. E non sa neppure chi, fra coloro che si sono attribuiti la paternità di quel motto, sia il vero autore. Di certo però sa che quello slogan viaggerà per sempre su uno dei camion della sua flotta, dopo essere stato scritto a caratteri cubitali sul portellone posteriore prima che quel tir, carico di viveri destinati ai profughi, partisse per la Romania, per consegnarli ai responsabili di due associazioni che hanno già dato accoglienza, dall’inizio della folle guerra scatenata da Putin, a centinaia di profughi ucraini. “Più quel messaggio viaggia nel mondo meglio è, perché purtroppo sul pianeta vivono troppe persone talmente folli da pensare che una guerra possa essere una soluzione e non, solo, un tragico problema, una soluzione che può adottare solo gente che culturalmente è rimasta al Mediovevo”, commenta Giovanni Andrioletti, al quale l’idea di far disegnare quella scritta, è venuta appena pochi minuti dopo aver “chiuso” la telefonata al cellulare con Giuseppe Cristinelli, il presidente della Fai di Bergamo alla quale la  Trasporti Andrioletti è associata, che gli aveva appena chiesto la disponibilità a mettere a disposizione un mezzo e un autista per un viaggio umanitario. Richiesta alla quale il titolare dell’azienda di trasporti internazionali con sede a Vertova, in valle Seriana, una delle terre più martoriate dal Covid e dove più  di tutti  gli abitanti conoscono il valore dell’aiuto nel momento del bisogno, ha detto subito sì.  Come del resto hanno fatto anche lo stesso Giuseppe Cristinelli e Paolo Soprani (consigliere, come Giovanni Andrioletti, di Fai Bergamo) al volante dell’a Trasporti Soprani di Cortenuova, nella “bassa bergamasca”,  che quando è arrivato sul piazzale dell’Italtrans di Calcinate, altra azienda protagonista della “missione umanitaria, punto di partenza stabilito per i tir carichi di decine e decine di cibi a lunga scadenza  si è rammaricato di non aver avuto la stessa idea. “Ma avrò tempo per riparare con il prossimo viaggio in aiuto delle popolazioni colpite da questa guerra assurda”, ha detto Paolo Soprani, che fra i propri committenti ha anche l’esercito italiano. “Soldati che per primi vogliono la pace e che sono sicuro saranno felici di veder viaggiare sempre più messaggi di questo tipo sulle strade di tutto il mondo”.