Annotatevi questi termini: Mobility manager aziendali, Intelligent transport systems, Piattaforme MaaS, Mobility as a Service, city logistics e-commerce/e-grocery. E poi aggiungeteci questi concetti: sostenibilità dell’assetto della mobilità, micromobilità, tempi e spazi delle città, domanda di mobilità, Sono parole chiave (e temi fondamentali) nel “vocabolario” del nuovo modo di muoversi, si spostarsi nell’era del dopo Coronavirus. Un tempo (futuro prossimo) in cui tutto cambierà per l’intera “filiera” del trasporto pubblico e privato, come confermano i responsabili dell’Aiit, l’associazione italiana per l’ingegneria del traffico e dei trasporti che da oltre 60 anni annovera professionisti, dirigenti del settore sia pubblico che privato, accademici, presenti in tutte le regioni e operanti nei vari campi della pianificazione ed esercizio della mobilità di persone e merci, delle infrastrutture di trasporto e dell’interazione trasporti-territorio. Decine di professionisti accomunati da una certezza: “che la mobilità, elemento fondante della nostra società, della sua equità, della sua coesione e in generale del suo benessere, è uno dei settori maggiormente colpiti dalle conseguenze della pandemia da Covid-19, alle diverse scale territoriali (locale, regionale, nazionale, internazionale) e in tutte le sue componenti”, come si legge in un comunicato, “e che i cambiamenti di ordine sociale (primo tra tutti il distanziamento che preferiamo definire fisico/personale e non sociale) necessari a combattere la pandemia portano inevitabilmente a riconsiderare l’organizzazione del sistema dei trasporti, in particolare di persone: e ciò non solo nel breve periodo (cosiddetta fase 2) ma inevitabilmente anche nelle fasi successive”. Considerazioni che rappresentano il punto di partenza per un passo successivo: individuare le manovre da fare per cambiare il modo di muoversi nel “contesto del post lockdown dove si determinerà sin da subito una riduzione oltremodo significativa dell’offerta di servizi pubblici destinati al trasporto collettivo, soprattutto a livello locale/regionale.” e dove “nonostante l’utilizzo di tecnologie in grado di consentire, per il settore pubblico e per il settore dei servizi, il “lavoro da remoto”, la sospensione dell’attività scolastica/universitaria in sede, la contrazione della domanda di spostamenti conseguente al maggior distanziamento nelle attività sociali, la residua domanda di mobilità risulterà di maggiore entità rispetto alla ridotta offerta con il risultato di una potenziale diversione modale verso un maggiore uso dei mezzi privati”. Fin qui l’analisi del problema, al quale fa seguito una possibile soluzione. Anzi, precisano gli esperti della mobilità,
“l’unica soluzione possibile: un equilibrato sistema multimodale, non la semplice individuazione di una modalità di trasporto alternativa. Di più: non solo intervenendo in ambito strettamente trasportistico (su infrastrutture e mezzi), ma anche sulla domanda di mobilità e quindi definendo nuovi scenari complessivi.. Aiit ha individuato, sulla base di un’analisi globale delle componenti infrastrutturali e gestionali del settore dei trasporti, alcune principali aree di intervento sulle quali è necessario porre l’attenzione e agire, secondo un approccio necessariamente multidisciplinare, poiché i profili in gioco non sono solo ingegneristici, ma anche sanitari, sociali, economici. Questo il quadro delle azioni da intraprendere a livello di governo nazionale e locale. Oganizzare tempi e spazi delle città puntando sul ruolo dei mobility manager aziendali e d’area mediante una continuativa analisi qualitativa e quantitativa della domanda di mobilità nel breve e nel lungo periodo, alla luce delle limitazioni sanitarie e di mutazioni nell’operatività nei settori del lavoro, scuola, dei servizi e delle attività turistiche. Verificare la sostenibilità dell’assetto della mobilità in tutte le sue componenti modali, con un appropriato ruolo innanzitutto della pedonalità e quindi della mobilità attiva (ciclistica) e della micromobilità verificando la capacità delle reti infrastrutturali; la fruizione del trasporto pubblico va riproposta facendo ricorso ad azioni per incrementare la velocità commerciale (i.e. per i bus aumento corsie preferenziali) ai servizi a chiamata e alla prenotazione obbligatoria. Secondo: approfondire gli aspetti di sostenibilità finanziaria/economica per i servizi di trasporto collettivo di persone (rivisitazione dei contratti di servizio delle Aziende di trasporto) e contrastare quindi il rischio di esclusione sociale di aree del Paese (es. isole). Implementare tecnologie di Intelligent Transport Systems (ITS) e di piattaforme MaaS (Mobility as a Service) in grado di integrare diversi servizi di trasporto. Si aprono prospettive interessanti per quanto attiene al trasporto pubblico a domanda, alla riorganizzazione della city logistics (e-commerce/e-grocery, già consolidata realtà, ha un’enorme prospettiva di diffusione), a nuove caratterizzazioni del car/bike sharing. Per affrontare questa situazione, per molti aspetti nuova e dall’incerta evoluzione”, conclusono i responsabili dell’associazione, “è fondamentale la condivisione di obiettivi, strategie e azioni e in particolare la diffusione dei risultati di alcune pratiche potenzialmente replicabili. Perciò l’Aiit è pronta a offrire il proprio contributo di studi ed esperienze intensificando la consolidata attività associativa (contraddistinta da convegni, seminari, pubblicazioni) e impegnandosi in attività di formazione e di promozione del dibattito culturale e professionale. Pur mantenendo le prescritte distanze fisiche, le nostre iniziative saranno occasione di avvicinamento tra chi, per professione o per passione, è interessato al complesso mondo della mobilità. In questa prospettiva Aiit ha delineato una prima ipotesi di schema di misure comprendenti sia iniziative di ordine gestionale sia di tipo infrastrutturale distinte per scala territoriale (dalla mobilità locale a quella di media-lunga distanza) e scala temporale”.