Metà dei Tir sulle strade senza poter fare la revisione. Così lo Stato tutela la sicurezza

Il 50 per cento dei mezzi in circolazione sulle strade bresciane è senza foglio di revisione perché il personale degli uffici della Motorizzazione civile è ridotto e oberata di lavoro. Con tutto quello che può conseguirne in termini di sicurezza sulle strade. A lanciare l’allarme sono stati i responsabili della Fai di Brescia durante l’assemblea generale annuale che ha anche ospitato un convegno dedicato alla sostenibilità ambientale al quale hanno partecipato il presidente di Conftrasporto e Aiscat Fabrizio Palenzona, il presidente di Fai e vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio Paolo Uggè, il presidente della sezione veicoli pesanti di Unrae, Franco Fenoglio, l’eurodeputato e membro della Commissione europea all’ambiente Danilo Oscar Lancini, la consigliera regionale Claudia Carzieri e la formatrice e consulente finanziaria Giuseppina Bendinelli. Un convegno durante il quale Sergio Piardi, presidente della più importante federazione della Lombardia (con oltre 2.400 imprese rappresentati, per un totale di 23.300 addetti e 16.300 veicoli, con un fatturato complessivo di oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro) ha denunciato come l’Italia sia il Paese europeo con il parco camion più vecchi d’europa, con il  60 per cento dei mezzi è antecedente Euro4, e, soprattutto, le difficoltà nel “ringiovanirlo” con mezzi tecnologicamente avanzati e in grado di tagliare i consumi. “Cambiare i mezzi è praticamente impossibile visto che da aprile”, ha affermato Sergio Piardi, “non sono più arrivati aiuti economici mentre, grazie a un vero re proprio scandalo,  le imprese di autotrasporto proprietarie di Tir di generazione Euro 6 sono costrette a pagare i costi più alti, cifre che sfiorano gli 8 mila euro, mentre chi ha camion più inquinanti spende molto meno. Il Governo ha adottato uno slogan bellissimo, “Chi più inquina più paga” ha concluso Sergio Piardi, “ma è solo uno slogan. La verità è esattamente l’opposto ed è una verità, bruttissima, che impedisce di fatto alle imprese che vorrebbero dare il proprio contributo per favorire la sostenibilità di farlo”.