Con le strade il lavoro cresce, senza si perde. Bergamo lo denuncia mostrando le prove

“Se qualcuno vuol davvero comprendere la ricaduta che le infrastrutture hanno sul lavoro, il valore che rivestono per l’economia, non deve far altro che dedicare pochi minuti alla lettura di quanto avvenuto lungo il tracciato della nuova autostrada BreBeMi, infrastruttura che ha trainato l’apertura di nuove attività produttive e di servizi che a loro volta hanno creato migliaia di posti di lavoro. Insediamenti che sono lì, da vedere: da Amazon e Md fino all’ultimo inaugurato, il polo logistico di Italtrans a Calcio. Investimenti, “guidati” in quest’area proprio dalla nuova infrastruttura, del valore di oltre 900 milioni di euro,che hanno portato nelle casse dei Comuni 22.6 milioni di euro per gli oneri di urbanizzazione, ma soprattutto che hanno immesso sul mercato oltre 3.600 nuovi posti di lavoro complessivi”. A tornare ad accendere i riflettori sulla necessità di realizzare nuove infrastrutture, vero e proprio motore per far viaggiare l’economia, è Giuseppe Cristinelli, presidente di Fai Bergamo, che in un articolo pubblicata dal quotidiano l’Eco di Bergamo ha esibito le prove del “collegamento” che esiste fra infrastrutture, nuovi insediamenti e nuovi posti di lavoro, citando in particolare il caso della realizzazione a Calcio, nella pianura bergamasca, del nuovo polo logistico di Italtrans, un avveniristico complesso di 150mila metri quadri su una superficie di 350mila, realizzato dall’impresa Cospe, destinato a dare occupazione, una volta a pieno regime entro l’estate, a 630 persone. La prova inconfutabile che le infrastrutture rappresentano un volano indispensabile per dare risposte alla domanda di sviluppo e di competitività, come ha ribadito Giuseppe Cristinelli che ha colto l’occasione per chiedere alle amministrazioni locali di sbloccare ora altre interventi determinanti per il territorio: lo scalo merci e un nuovo collegamento viariofra Bergamo e Treviglio. Interventi senza i quali, denuncia il presidente della Federazione autotrasportatori italiani di Bergamo “il rischio è ora di perdere invece occupazione”. Con tanto di esempio, anche in questo caso concretissimo: “C’è una società con la sede alle porte di Bergamo che se non otterrà risposte a breve farà i bagagli e Bergamo si ritroverà con 500 disoccupati in più. Ma i posti di lavoro che Bergamo rischia di perdere se non si interverrà sono molti di più: circa 3000 se non avremo presto un nuovo scalo merci e un collegamento con la Pianura. Che sia autostrada o strada a scorrimento veloce poco importa, l’importante è farla, per connettere la pianura al capoluogo, ma anche alle valli”. Un nuovo “attacco”, partito da una delle provincie più produttive d’Italia, dove al reddito di cittadinanza si preferisce il lavoro, sferrato alla “decrescita felice”, teoria che da queste parti è vista solo come una pericolosissima strada per penalizzare sempre più la nostra economia rendendo il Paese sempre meno competitiva. “Un territorio come quello di Bergamo, baricentro della manifattura italiana e quarto territorio europeo per valore aggiunto del manifatturiero, e con un grande vocazione per l’export, come ha evidenziato anche Confindustria Bergamo”, ha concluso Giuseppe Cristinelli,”non può prescindere dalla realizzazione di queste infrastrutture locali da connettere alla Pedemontana, all’alta velocità Torino-Lione. Abbiamo appena visto le due facce di una medaglia: la prima, con la BreBeMi realizzata, brilla; l’altra, senza scalo merci e Bergamo-Treviglio, rischia non solo di non valere più nulla ma di diventare un costo altissimo per tutto il territorio”.