Associazioni di trasporto, lo scontro serve solo a spalancare la strada a chi vuole delegittimarle

È recente la notizia di un tentativo di modificare il sistema di rappresentanza da parte di chi forse si sente tagliato fuori dal mondo del trasporto e della logistica. Alcune realtà associative in particolare, soprattutto quelle che fino a oggi non hanno dimostrato alcun interesse per le imprese di trasporto e logistica, da qualche tempo stanno pensando di seguire l’intuizione avuta dalla presidenza di Confcommercio sin dall’anno 2000 e provano a contenderne il ruolo. Forse a spingerle è la percezione, finalmente, dell’importanza della logistica, recentemente evidenziata anche dal presidente di Confindustria che ha iniziato a sostenere ripetutamente come occorra puntare sull’industria della logistica (anche se la logistica è un servizio) in quanto strategica per la manifattura coinvolta nella filiera e quindi per il Paese. La logistica è certamente il servizio fondamentale che riesce a rendere competitivo un sistema produttivo: senza una logistica efficiente le merci trasformate e prodotte restano sui piazzali invendute, perdendo competitività con il risultato che si perdono anche i mercati. Una situazione (aggravata dai costi elevati del lavoro, dalle inefficienze della burocrazia e dall’incomprensibile volontà, manifestatasi in tutta la sua evidenza, di essere ostili alla realizzazione delle infrastrutture) che non può che indurre le imprese a delocalizzare indebolendo così la classe imprenditoriale italiana. Sarà anche “felice la decrescita”, teoria di una forza di governo, ma le conseguenze le pagano gli operatori e i lavoratori, insomma il Paese. È muovendosi su questo sfondo che qualcuno, forse approfittando di disattenzioni dei funzionari, prova a cercare la legittimazione ad affrontare i complessi argomenti della logistica e dei trasporti, mettendosi al medesimo livello del Cnel (che è pur sempre un organismo costituzionalmente previsto). Un tentativo di ritagliarsi una nuova “parte” sul palcoscenico di un mondo del lavoro dove Confcommercio ha saputo assumere, da 20 anni, un ruolo da primattore “recitato” con la massima professionalità, frutto di un’esperienza reale e di una profonda conoscenza dei servizi di trasporto e della logistica, e non di improvvisazione da parte di chi ora si prodiga in tentativi di riportare questa rappresentanza all’interno di confederazioni che si sono accorte probabilmente di aver perso il “treno”. Tentativi fatti ricorrendo a qualsiasi mezzo, compreso quello di amplificare i dati sugli associati, pur di dimostrare la propria “esistenza” in un mondo della rappresentanza che nel frattempo sta per ricevere un colpo mortale da parte di alcune forze politiche al governo del Paese. Si chiama “salario minimo”, ma l’obiettivo è destrutturare la rappresentanza sia di chi tutela i lavoratori sia di chi rappresenta le imprese. In questi momenti, di fronte a simili attacchi, non occorre certo indebolire chi in questi anni ha dimostrato, pur con qualche pecca, di cercare le migliori soluzioni per uno sviluppo sociale. E questi sono i corpi intermedi. Il tentativo di destrutturarli significherebbe, se riuscisse, un colpo decisivo per il nostro sistema democratico. Per questo va contrastato. Commettere errori che indeboliscano quanto si è realizzato sarebbe imperdonabile. Forse val la pena ricordare che furono i corpi intermedi responsabili del trasporto a impedire che il fenomeno dei forconi si estendesse. Se non fosse fallito il tentativo di blocco del trasporto su gomma sarebbe stato questo l’obiettivo. È dunque un interesse comune, del quale dovrebbero prendere coscienza, insieme e non l’uno contro l’altro armati, i corpi sociali. Questo baluardo va difeso e non indebolito attraverso operazioni che talvolta sembrano più funzionali a conservare la gestione del potere che a rafforzare il valore della rappresentanza. Conftrasporto crede fortemente in un’unità che metta a sistema le diversità esistenti e per questo è pronta a sostenere e intraprendere ogni iniziativa che abbia l’obiettivo di rafforzare la partecipazione democratica, attraverso la ricerca dell’unità di intenti, nel rispetto dei principi alla base di ogni struttura democratica. “Saggezza”, come diceva Gregory Bateson, sociologo e psicologo britannico, “è saper stare insieme nella differenza, senza voler eliminare la differenza” .

Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio