Lario Tir rischia di chiudere? “L’area di sosta non solo deve restare aperta, dev’essere gratuita”

L’area di sosta Lario Tir, la sola per i mezzi pesanti prima del confine con la Svizzera ritenuta indispensabile per lo stoccaggio dei camion quando chiude la Dogana svizzera per festività e per cattive condizioni meteorologiche, rischia la chiusura? E con quali conseguenze? Sono queste le domande che si pongono i responsabili delle associazioni di categoria Fai, Fita e Confartigianato Trasporti della Lombardia alla vigilia della scadenza della concessione del parcheggio, gestito dalle società Docks Consorzio e Società Autostrade, che potrebbe avere come risultato proprio la chiusura. Una chiusura da evitare a qualsiasi costo, magari rendendo pubblica l’area di sosta, come chiesto a gran voce dal presidente di Fai Lombardia, Giorgio Colato, secondo il quale “l’area deve essere sempre aperta e gratuita per l’autotrasporto. I camion pagano l’autostrada, pagano per fare passare le merci in Dogana. Gli introiti doganali sono oltre 600 milioni di euro all’anno, il territorio ne potrebbe stornare una quota parte per realizzare infrastrutture”. Giorgio Colato ha anche aggiunto che “da anni l’area è a conclamato uso pubblico, come si legge anche nella convenzione a suo tempo stipulata”, sottolineando come la piattaforma sia “stata realizzata con contributi pubblici dagli enti locali e dall’Albo dei trasportatori, raccordata all’autostrada. Un’area che la stessa Docks riconosce quale area sensibile per il trasporto commerciale pesante e per la quale”, ha concluso Giorgio Colato, “il Comune di Como e l’assessore ai Lavori pubblici, Vincenzo Bella, starebbero pensando a un accordo quadriennale con il pagamento a Docks Consorzio di oltre 4mila euro ogni volta che si verifica un’emergenza per il traffico pesante, creando una situazione assurda che non offrirebbe alcuna garanzia sul servizio”. I responsabili delle tre associazioni in un documento congiunto hanno infine espresso al prefetto il “disappunto per il modo di operare del Comune di Como che, non solo sta trattando con la proprietà senza la partecipazione dei rappresentanti del settore, ma anche senza la Provincia e in modo particolare la Camera di Commercio”.