“Rischiamo di perdere risorse europee per la Tav ma andiamo a cercarne in Cina per altre opere. È paradossale ed è altrettanto assurdo che, mentre l’Unione europea sta mettendo in discussione l’assetto della portualità italiana rispetto al complesso tema degli aiuti di Stato, si impedisca a una nazione di investire nelle proprie infrastrutture consentendo invece di farlo a un’altra nazione”. Ad affermarlo è il presidente di Federlogistica-Conftrasporto Luigi Merlo, che rispondendo agli strenui sostenitori dell’adesione ‘tout court’ dell’Italia al progetto per la Via della seta ha aggiunto anche che “ giustificare il teorico traffico marittimo crescente da e per il Far Est per motivare l’adesione dell’Italia alla Via della Seta è una pericolosissima semplificazione, a tratti una vera e propria mistificazione. Se si completasse il disegno di Pechino, nell’arco di 10-15 anni si rischierebbe di veder dipendere da un unico Paese il 70 per cento delle principali infrastrutture strategiche mondiali”, ha concluso Luigi merlo. “L’Italia dovrebbe evitare di perseverare in una discussione politica provinciale,come sta accadendo negli ultimi giorni , e iniziare a porsi seri interrogativi”.