Le imprese di autotrasporto italiane danno lavoro a cittadini stranieri che non parlano troppo bene la nostra lingua e non provvede a fare formazione aiutandoli a impararla? In caso d’incidenti i titolari della società potrebbero finire sul bando degli imputati come accaduto alla responsabile di un’impresa di autotrasporti di Gorizia dopo che autista di origini serbe suo dipendente ha investito un collega bosniaco mentre stava svolgendo una retromarcia per parcheggiare l’autoarticolato, causandogli la frattura del perone della gamba destra. Secondo il pubblico ministero del tribunale di Trieste, Valentina Bossi, l’azienda di autotrasporto non avrebbe infatti fornito una sufficiente formazione ai due autisti sui rischi e sulle misure di prevenzione nell’ambito del trasporto stradale anche perché non sarebbe stato incluso nel percorso formativo un adeguato studio della lingua italiana. La notizia è stata pubblicata sul quotidiano Il Piccolo che ha anche evidenziato come la titolare dell’impresa sia stata anche chiamata a rispondere dell’accusa di non aver nominato il medico di sorveglianza sanitaria. Sotto accusa insieme alla datrice di lavoro anche il dipendente imputato perché non si sarebbe accertato della presenza del collega dietro al suo camion mentre stava svolgendo la retromarcia.