Quanto costano in termini di inquinamento i rallentamenti e le code al Brennero provocate dal nuovi limiti posti dall’Austria? La domanda posta da Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, dal palco del quarto Forum di Conftrasporto a Cernobbio, sul lago di Como, è apparsa a molti ospiti seduti in platea un’ulteriore conferma di quanto denunciato poche ore prima nel documento di analisi presentato proprio nella due giorni organizzata dalla Confederazione a Villa d’Este. Ovvero che “l’intenzione di limitare i transiti sia in realtà un processo per nulla legato a esclusive finalità di tutela ambientale”. In altre parole ambientalismo di facciata, dietro al quale nascondere ben altri interessi economici denunciati da tempo dagli autotrasportatori italiani decisi a sottolineare come questo modo di affrontare il tema della mobilità sull’arco alpino “abbia di fatto reso inefficace il principio costitutivo della libera circolazione delle merci e delle persone tra gli Stati membri dell’Unione europea”. Una sottolineatura quelle fatta da Antonio Tafani, inserita in un intervento più articolato per chiarire come il Governo abbia oggi il dovere di agire in fretta per contribuire a creare, attraverso la realizzazione di infrastrutture adeguate e connesse “un sistema di trasporto italiano che possa competere sul mercato europeo. Perché l’Europa è un affare che vale 250 miliardi di euro per le imprese italiane che non possono essere penalizzate dall’incapacità di competere ad armi pari con altri Paesi”. Un tema questo sul quale ha puntato l’attenzione anche il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli ricordando come “la carenza di infrastrutture in Italia faccia perdere al nostro Paese 34 miliardi di euro l’anno”, e tutto questo “perché il Paese è ancora incapace di far funzionare l’intermodalità. Incapacità frutto di una burocrazia capace di richiedere due anni per un progetto del valore di 100mila euro e addirittura mediamente 15 anni per nuove infrastrutture del valore di 100milioni di euro”.