Tragedia in A4: una piastra di ferro “dimenticata” fra le cause della morte di 17 ragazzi?

Ci sono state responsabilità da parte del gestore del tratto autostradale, progettisti e manutentori nella tragedia  stradale avvenuta il 2 gennaio 2017 sulla A4 di Verona in cui morirono 17 ragazzi ungheresi? È l’interrogativo che hanno sottoposto ai magistrati della Procura della Repubblica di Verona i responsabili dell’Associazione italiana familiari vittime della strada onlus (Aifv) che a distanza di un anno dalla sciagura hanno sporto denuncia contro ignoti per disastro colposo.“Abbiamo consegnato alla Procura della Repubblica una perizia molto dettagliata su quelle che riteniamo essere le reali cause del grave sinistro avvenuto sull’arteria stradale veneta”, ha affermato il presidente Alberto Pallotti, precisando che “il documento è stato redatto da un team di professionisti ungheresi che ha contattato l’associazione italiana  con l’intento di portare il contenuto all’attenzione degli inquirenti”. Nell’elaborato vengono individuate delle presunte responsabilità da parte del gestore del tratto autostradale, progettisti e manutentori. In particolare, una piastra di ferro in disuso, con pezzi di ferro sporgenti, dei prigionieri filettati, era presente sul luogo dell’incidente, appena al di là del Guard Rail. Si chiama “mensola di appoggio per pali”. E proprio questa piastra, secondo gli ungheresi, sarebbe  stata la causa dell’esplosione degli pneumatici del bus, contribuendo alla modifica della traiettoria di uscita di strada, portando il veicolo a schiantarsi contro un pilone. Inoltre gli stessi ungheresi ritengono che la piastra non sia stata correttamente rilevata in fase di indagine. Nella relazione, viene evidenziato anche il ruolo del palo della luce tranciato dal bus, il quale risulterebbe scorrettamente fissato al cemento. Verosimilmente, sarebbe stato proprio il palo della luce che, troncandosi, avrebbe creato lo shock elettrico alla base dell’incendio poi sviluppatosi. La perizia evidenzia, inoltre , l’assenza di cartelli di decelerazione col risultato che “ si passa da velocità normale a 40 chilometri/ora in uscita”. E,ancora, “per  proteggere il pilone del cavalcavia sarebbe stata  stata adottata una barriera di acciaio fissata al terreno”, mentre il il guard rail “dovrebbe essere fissato nel cemento, non nel terreno, per avere un effetto contenitivo maggiore”. E, come non bastasse, secondo un ’esperto ungherese, Devai Gyula, la barriera in questione “non sarebbe stata inidonea a contenere un bus ad alte velocità anche perché realizzata con materiali scadenti. “Crediamo sia assolutamente velleitario parlare di sistema di ritenzione idoneo”,si legge nella denuncia. “Se fosse stato idoneo avrebbe retto l’impatto, laterale e non frontale, con il bus” . Il team di esperti ungheresi ha infine richiesto la pubblicazione delle immagini dello schianto, “così che si possa chiarire maggiormente cosa è successo. Il video ci dovrebbe essere, in quanto la webcam autostradale è fissa nel tratto in cui è accaduta la tragedia”.