La quota di merci su gomma che entrano in Italia con i “nuovi trasportatori” dell’Est europeo supera ormai il 47 per cento rispetto al 7 per cento del 2003. Lo ha spiegato al convegno “L’Italia disconnessa” il vicepresidente di Confcommercio e presidente di Fai Conftrasporto, Paolo Uggè. La quota degli autotrasportatori italiani è attualmente intorno al 15 per cento; nel 2003 era al 33 per cento.
Tra il 2003 e il 2013 i trasportatori italiani hanno perso quasi due terzi delle merci, gli stranieri “tradizionali” il 50 per cento, mentre quelli dell’Est hanno moltiplicato per cinque il volume delle loro attività. A questo proposito Confcommercio mette in evidenza un “difettoso assetto concorrenziale”. “Il nostro trasporto”, ha spiegato Uggè, “dimostra che l’Italia è in grave regresso e non è competitivo”. Innanzitutto per l’elevato costo del lavoro, e poi per il fenomeno di “delocalizzazione selvaggia” che vede l’utilizzo di “personale in affitto da parte di cooperative dell’Est, che assumono gli autisti italiani licenziati per poi riassegnarli alle imprese italiane”.
Questa situazione è confermata dal sentiment degli imprenditori italiani dell’autotrasporto: per i prossimi sei mesi si attende infatti un aumento dei ricavi solo l’1,8 per cento degli imprenditori dell’autotrasporto, contro il 10,1 per cento degli componenti di tutte le imprese italiane.