Siamo all’assurdo. La ristrutturazione del ministero delle Infrastrutture, che coinvolge anche gli uffici del dipartimento trasporti, rischia di portare alla paralisi molte imprese di autotrasporto, soprattutto quelle che operano con l’estero. Nessuno vuole contestare la scelta del Governo di fare chiarezza sulla parte del dicastero che si occupa di infrastrutture, ma coinvolgere, paralizzandola, l’attività degli uffici che si occupano dei trasporti terrestri significa danneggiare imprese già in difficoltà. Veicoli bloccati all’estero perché il sistema informatico che rilascia le copie conformi delle licenze comunitarie non prevede l’operazione di sostituzione del veicolo; allungamento dei tempi per il rilascio della documentazione sulla capacità professionale e per l’accesso al mercato; ritardi per le cancellazioni o modifiche dei dati in possesso degli Albi e per le revisioni degli autoveicoli: sono questi i risultati di una situazione provocata dalla mancanza di personale tecnico e amministrativo. separazione dei ministeri E questo perché oggi le competenze sono giustamente tornate agli uffici delle Motorizzazioni, dimenticando però che con la riassegnazione al dicastero dei Trasporti sarebbe stato indispensabile trasferire anche il personale. In un Paese dove l’attività di trasporto è direttamente legata alla competitività, intervenire senza alcuna logica può essere estremamente dannoso. Quello dei Trasporti è un ministero tecnico che dovrebbe occuparsi di politica dei trasporti e che dovrebbe essere separato dalle infrastrutture. La speranza è che ora non vengano sostituiti anche i dirigenti e funzionari che hanno competenze tecniche che attengono ai ministero dei Trasporti. In questo caso l’eventuale il blocco dei servizi di autotrasporto non sarebbe più una scelta delle organizzazioni di categoria ma la conseguenza delle decisioni scriteriate del Governo.
Paolo Uggé