Camionista morì schiacciato, chiesto il rinvio a giudizio anche per l’Esselunga

“Tutti quei committenti che ancora oggi cercano qualsiasi scorciatoia pur di scavalcare la strada che porta al rispetto della legge sui costi minimi di sicurezza per il trasporto, tutti coloro che, violando apertamente la legge, dicono agli autotrasportatori: “o ci applicate tariffe scontate, al di sotto dei costi minimi di sicurezza , o ci rivolgiamo a qualcun altro”, dovrebbero ritagliare questo genere di notizie dai giornali e tenersele appese in ufficio”. La notizia a cui fa riferimento Doriano Bendotti, segretario della Fai di Bergamo, è quella relativa alla morte di un operaio avvenuta nell’ottobre del 2009 dopo essere rimasto schiacciato da un camion nell’area scarico merci del supermercato Esselunga in via Washington a Milano.

“Una morte che non è per nulla collegata o collegabile alla nuova legge  sui costi minimi per la sicurezza”, premette Doriano Bendotti, “così come non può esserci alcun legame fra quella tragedia e un possibile mancato rispetto da parte di Esselunga dei costi minimi per la sicurezza, visto che allora non esistevano neppure, ma una morte che serve per  capire quanto sia determinante nel nostro Paese creare, proprio attraverso i costi minimi, una nuova cultura della sicurezza sul lavoro, in particolare nel mondo dell’autotrasporto, se si vogliono davvero salvare delle vite umane. Il concetto che tutti devono capire, a cominciare dai committenti, è che sulla sicurezza non si può e non si deve risparmiare: dalla formazione professionale del personale viaggiante alla manutenzione dei mezzi, ai controlli durante le operazioni di carico e scarico merci”. Per quella morte il pubblico ministero milanese Francesca Celle ha chiesto il rinvio a giudizio anche per la catena di punti commerciali guidata da Bernardo Caprotti, colpevole, secondo il pm, “di non essersi dotata, all’epoca della disgrazia, di alcun modello organizzativo e gestionale finalizzato alla prevenzione del reato di omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro”. Sempre secondo la pubblica accusa, la tragedia, costata la vita a Claudio Birolini, 45 anni, sposato e padre di due figli, si sarebbe potuta evitare se Esselunga avesse eliminato le pendenze improprie del piazzale merci del supermercato e avesse realizzato uno spazio di rifugio antischiacciamento per gli autisti. Inoltre  è stata sottolineata l’assenza di “un sistema di sorveglianza continuativa dei conducenti al carico scarico su piazzale da parte di personale debitamente addestrato”. “Secondo il pubblico ministero l’assenza di quelle misure di sicurezza avrebbe permesso a Esselunga di avere un vantaggio derivante dal  risparmio di costi di adeguamento antinfortunistico del supermercato”, commenta sempre Doriano Bendotti. “Una tesi tutta da dimostrare nel proseguo del procedimento giudiziario: di certo, invece, c’è che un uomo ha perso la vita. Si poteva fare di più sotto il profilo della prevenzione, della sicurezza? Non lo so. So invece che la nuova legge sui costi minimi rappresenta un’importante svolta, verso una nuova cultura della sicurezza. Ed è proprio questo il messaggio che dobbiamo lanciare alla committenza e in particolare alla grande committenza: il denaro risparmiato sulla sicurezza, sulla prevenzione, rischia di costare altre vite umane. È questo che vogliono? Sono davvero disposti a versare altro sangue sull’altare del risparmio? Spero di no. E mi auguro anche (e credo sia lo stesso augurio di migliaia di lavoratori che ogni giorno mettono a repentaglio la propria vita sulle strade) che la magistratura colpisca sempre più severamente chi dovesse violare  la legge sui costi minimi per la sicurezza”.

Dal canto loro i rappresentanti di Esselunga, dopo aver precisato “di aver appreso soltanto dai giornali della avvenuta richiesta di rinvio a giudizio”, contestano radicalmente i teoremi accusatori. “Dalla cronaca giornalistica”, si legge in un comunicato, “viene totalmente omesso un fatto fondamentale: l’autista, poi deceduto, è sceso dal camion senza aver inserito il freno a mano e lasciando il motore acceso. Queste gravi manchevolezze sono state contestate dal pubblico ministero alla Capozi Autotrasporti, datore di lavoro dell’autista deceduto e responsabile inoltre di non aver fornito al medesimo adeguata formazione alla guida di mezzi pesanti”. Esselunga ha anche duramente contestato  “le insinuazioni per le quali l’azienda avrebbe risparmiato sulla sicurezza”, conclude il comunicato.