Alla vigilia dei grandi appuntamenti si sa, trapelano sempre molte voci. Alcune sono destinate a rivelarsi delle “bufale” altre a essere puntualmente rispettate. Nessuno può ancora sapere se le voci che sono trapelate alla vigilia dell’incontro in programma il 4 agosto a Roma tra Governo e parti sociali, si dimostreranno fondate o meno, ma una cosa è certa: quelle voci, quei “rumors” sono bastati a mettere i allarme migliaia di operatori del settore dell’autotrasporto.
Già, perché secondo quelle voci, al tavolo delle trattative i rappresentanti della grande committenza sarebbe pronti a chiedere una pericolosissima retromarcia sui costi minimi per la sicurezza, ovvero i costi per garantire la manutenzione dei camion e lo stipendio a conducenti professionisti, per limitare il più possibile il pericolo di incidenti sulle strade. “Voci riferite da fonti attendibili, che ci allarmano non solo perché rimettono in discussione un importante passo in avanti compiuto, proprio grazie ai costi minimi, sulla strada della sicurezza stradale”, denuncia Doriano Bendotti, delegato alla comunicazione per la Fai, “ma anche perché in questo momento critico per il Paese, con l’economia in grave difficoltà, questa “manovra” della grande committenza viaggerebbe in direzione contraria alla strada indicata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che a gran voce ha richiesto coesione tra tutte le parti sociali nel proporre interventi tangibili e di grande profilo. E invece”, prosegue Doriano Bendotti, “alla vigilia dell’incontro, gli autotrasportatori scoprono, anche se tutto è da verificare, che la grande committenza sarebbe intenzionata a sferrare un nuovo, decisivo attacco ai costi minimi del trasporto, camuffandoli come liberalizzazione: nulla di piu’ falso e e di basso profilo che va contro la sicurezza sociale e la sicurezza sul lavoro. Quella sicurezza sul lavoro tanto cara al capo dello Stato che da anni si batte contro le morti bianche. Tutto il mondo del trasporto e delle piccole medie imprese in generale si augura che cio’ non avvenga e invita tutti, e in particolare Rete Imprese Italia, a battersi per progetti che guardino invece a un aumento della sicurezza, che facilitino la ripresa economica, che non mettano nuovi ostacoli sul percorso di migliaia di imprese e lavoratori. Il riferimento”, conclude il delegato alla comunicazione della Federazione italiana autotrasportatori, ” è al Sistri, il sistema di tracciabilità dei rìfiuti che invece di favorire le imprese e il lavoro le sta pesantemente danneggiando. Ecco, è su questi temi che tutti insieme, compresa Confindustria, dovremmo batterci. Con l’obiettivo comune di aiutare le imprese a lavorare meglio e in sicurezza. E non per cancellare i costi minimi pensando solo al dio denaro, al guadagno in più che la committenza potrebbe ottenere risparmiando sulla sicurezza. La speranza è che questo attacco insensato ai costi minimi si dimostri davvero solo frutto di chiacchiere. Altrimenti tutto l’autotrasporto sara’ suo malgrado costretto a rispondere con forza, dimostrando a cosa andra’ incontro il Paese con un fermo dei tir”. Una protesta che, anche se con toni ben differenti, viene comunque menzionata anche in un comunicato diffuso a poche ora dall’incontro romano da Unatras, che per voce del segretario nazionale Pasquale Russo definisce i costi minimi per la sicurezza nell’autotrasporto “norme di civiltà che, auspichiamo, nessuno oserà mettere in discussione approfittando di un confronto con l’Esecutivo che, invece, dovrà servire per parlare dei problemi veri del mondo delle imprese. Siamo certi”, scrive Pasquale Russo, “che il Governo non vorrà ridiscutere i recenti accordi sottoscritti con la categoria sul tema delle regole per la sicurezza e la legalità; qualora ciò dovesse avvenire, l’unica risposta possibile per l’autotrasporto sarebbe la rottura definitiva della pace sociale” .