Italia, il Paese di multe e ricorsi: ma quanti guai per la targa clonata

Multe e ricorsi. Sono le due facce della stessa medaglia, quella dell’Italia, il Paese che, come spiegava un’indagine a livello europeo condotta dall’Associazione dei Contribuenti Italiani nel 2009, spicca per la crescita del numero di contravvenzioni. Negli ultimi 10 anni, in Italia le multe sono aumentate del 1.265 per cento. Nel resto d’Europa le cose vanno diversamente. Dopo l’Italia troviamo la Romania con una crescita del 384 per cento dal 1999 al 2009, quindi la Bulgaria con il 306 per cento, l’Albania con il 296 per cento, l’Estonia con il 239 per cento, la Slovacchia con il 214 per cento e la Croazia con il 192 per cento. Fanalini di coda sono l’Inghilterra con il 34 per cento, la Germania con il 28 per cento e la Svezia con il 21 per cento. I verbali sono cresciuti un po’ in tutto lo Stivale, ma soprattutto al Nord +1.304 per cento, seguito dal Centro (1.287 per cento) e dal Sud (1.000 per cento). Tipicamente italiana anche la via del ricorso. Solo due italiani su 10 pagano, infatti, senza protestare. Il restante 80 per cento impugna il verbale, presentando ricorso nella Prefettura competente o dai giudici di pace, che si trovano così a dover praticamente lavorare soltanto per le contravvenzioni, con uno spreco di tempo e di denari. Per una multa di divieto di sosta (circa 38 euro), ci può essere una spesa tra raccomandate, ore di lavoro dei funzionari della Prefettura o del giudice di pace, audizione di chi ha fatto il verbale e di chi presenta il ricorso, notifiche delle decisioni di circa 500 euro. Una macchina complessa, insomma, pagata sempre dai contribuenti. Ma per gli automobilisti i problemi aumentano nel caso di una multa per una targa clonata. Il problema delle targhe clonate è stato rilevato soprattutto a Napoli, dove automobilisti senza scrupoli circolano con un’auto dalla targa clonata. In realtà lo stesso comando di Polizia municipale o delle forze dell’ordine che emettono la contravvenzione dovrebbe accorgersi che alla targa non corrisponde l’esatto modello dell’auto a cui è associata. È anche vero che oggi i modelli di auto sono tantissimi e nessuno è in grado di riconoscerli tutti. Così il legittimo proprietario dell’auto deve presentare ricorso, dimostrando che in quel giorno, a quell’ora non poteva essere lì. E così di solito si chiede consulto a un avvocato, o a un’associazione di consumatori, si producono documenti del datore di lavoro, fotografie, testimoni. Presentare il ricorso presenta un problema in più. Se la contravvenzione è stata emessa a Napoli, infatti la competenza, sarà della Prefettura e dei giudici di pace di Napoli, lo stabilisce l’articolo 25 del Codice di procedura civile: in caso di una controversia fra il cittadino e la pubblica amministrazione, la competenza è del foro della pubblica amministrazione. Una difficoltà in più per un automobilista che magari vive in un’altra città, lontana diversi chilometri. E così spesso c’è chi evita la tortuosa procedura del ricorso e paga.

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