Incidenti sul lavoro: una vittima su tre è un autotrasportatore

Il tema degli incidenti sul lavoro sta certamente a cuore delle forze sociali e dei media che ogni volta provano ad amplificare quanto sia importante per un società civile consentire che uomini e donne possano prestare la loro opera senza dover correre il rischio di perdere la vita o di restare offesi. Tra tutti spiccano le figure di papa Benedetto XVI e del presidente della Repubblica che richiamano spesso la necessità del rispetto della vita umana. Tra i troppi decessi che avvengono sul luogo di lavoro quelli che si verificano sulle strade e che vedono coinvolti lavoratori (anche chi conduce un automezzo lo è e la sua “sede di lavoro” è principalmente la strada) sono classificati come “incidenti della strada”. Un modo forse un po’ superficiale per evitare di dover approfondire le ragioni per le quali questi gravi episodi si verificano. Nel tempo le migliorate condizioni delle infrastrutture, le evoluzioni tecnologiche, i controlli sul rispetto delle normative sui tempi di guida e di riposo, hanno ridotto i casi di infortunio anche per questa categoria. Tuttavia i dati aggregati per modalità di evento inducono a doversi preoccupare e a riflettere sul perché avvengano. Gli ultimi dati disponibili mostrano come nel 2008 i morti sul lavoro siano stati 1120 con una riduzione del 7,2 per cento. Scendendo più nel dettaglio possiamo scoprire come la riduzione maggiore degli eventi mortali (meno 6,5 per cento) si sia verificata in infortuni occorsi in “occasione di lavoro e (meno 9,2 per cento) nei decessi in itinere”. Ma tra gli eventi mortali in “occasione di lavoro” quelli occorsi su strada hanno fatto registrare invece la diminuzione del solo 1,8 per cento, con 335 vite umane perse. Se rapportiamo questi drammatici dati a quelli generali possiamo constatare come quasi un terzo degli eventi mortali avvenga in ambito della circolazione stradale. Se consideriamo che stiamo parlando di persone e delle loro famiglie credo sia doveroso per tutti porsi l’interrogativo sul tema della competitività e della sicurezza. Nella politica di Conftrasporto questo tema è presente. Chi ci segue da tempo conosce bene sia le campagne di sensibilizzazione, sia il lavoro effettuato in occasione delle modifiche al Codice della strada che l’importanza che assegniamo al tema sicurezza, laddove si devono definire regole per il mondo del trasporto. Non sempre riusciamo a trovare concreta condivisione. C’è sempre qualcuno che antepone interessi di natura politica ed economica a quelli della vita. Addirittura vi è chi recentemente è arrivato a sostenere che, stabiliti i “costi minimi” per il trasporto merci  si determinerà un “sistema lontano dalle logiche di mercato e della sana competizione”. Cosa vi sia di sano e non aberrante in una logica che antepone il mercato al rispetto della vita è difficile, pur con ogni sforzo, da comprendere. Conftrasporto opererà perché venga eliminata ogni forma di distorsione della concorrenza e sia garantito, attraverso controlli mirati, il rispetto delle regole da parte di tutti. Per fare ciò il Governo e la Comunità europea dovranno lavorare per eliminare tutte le forme di dumping sociale proveniente da Paesi appena entrati nella Comunità, dove sulla pelle dei più deboli si fanno passare come valori essenziali parole come competitività e mercato. “Un mercato sano si realizza nel rispetto delle regole. Senza di quelle a vincere è il capitalismo di rapina”. Lo sostiene Braudell. Per una maggior sicurezza e per dare effettivamente trasparenza e legalità non basta apporre la firma su protocolli ma rispetto del valore dell’uomo.

Paolo Uggè