La mobilità per lavoro causa il 40 per cento delle vittime: in Europa muoiono 28 persone al giorno

Ventotto persone al giorno, più di 10mila all’anno, hanno perso la vita in un incidente stradale verificatosi durante gli spostamenti sul lavoro o nel tragitto tra casa e il luogo di lavoro. Lo rileva il nuovo rapporto dell’European Transport Safety Council (Etsc) sulla sicurezza stradale nell’Unione europea. Durante la mobilità legata al lavoro ci sono stati incidenti che hanno provocato circa il 40 per cento delle 25.671 vittime europee degli incidenti stradali nel 2016. Continua a leggere

Morti di serie A e di B. Come i camionisti, non considerati vittime del lavoro

È passato da pochi giorni il primo maggio, festa dei lavoratori. La domanda è se il vocabolo lavoratori comprenda davvero tutti coloro che svolgono un’attività o se esistano lavoratori più lavoratori di altri. Perché questo interrogativo? Perché ogniqualvolta succede una disgrazia, sui giornali vengono riportate dichiarazioni che ribadiscono la sacralità del lavoro e della sua sicurezza, ma mai la definizione di “vittime del lavoro” ha riguardato i conducenti dei mezzi pesanti. Le morti di autisti di Tir vengono classificate come semplici incidenti stradali. Eppure sono lavoratori, dipendenti o autonomi, che perdono la vita nell’esercizio di un’attività lavorativa, sul loro “posto di lavoro” che è la strada. Continua a leggere

Trattori più pericolosi delle auto, si muore più nei campi che in autostrada

Si muore più sul trattore che in autostrada. Secondo i dati diffusi dall’Asaps (Associazione sostenitori e amici della polizia stradale) nel mese di maggio ci sono stati “solo” 14 incidenti stradali mortali in autostrada (due in meno rispetto al 2011), che hanno provocato 18 vittime. Sono invece 21 le persone che hanno perso la vita sul trattore. Come spiega l’Asaps, gli incidenti in autostrada sono stati molto più numerosi, ben 2.257 rispetto ai 44 eventi con feriti o vittime che si sono contati nei campi o nelle loro vicinanze.  Continua a leggere

“Caro ministro Fornero, non faccia più versare lacrime per nuovi morti sul lavoro”

“Caro ministro Fornero, il 4 dicembre scorso lei è scoppiata in lacrime, in tv davanti a tutto il Paese, pronunciando la parola sacrifici. Oggi io, a nome di tutte le madri e i padri,  le mogli e i figli, i fratelli  che hanno versato e versano lacrime di dolore per un proprio caro morto sul lavoro, a nome di quelle vedove e di quegli orfani costretti a fare terribili sacrifici perchè in casa non c’è più chi provvede alla famiglia, le chiedo di fare di tutto perché sempre meno persone debbano versare lacrime e fare sacrifici…” Inizia così l’appello che Doriano Bendotti, segretario provinciale della  Fai (la federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo ha deciso di rivolgere a Elsa Fornero, ministro del Welfare… Continua a leggere

Frenano gli incidenti sul lavoro. Il pericolo accelera solo sulle strade

Ancora in calo le vittime di incidenti sul lavoro che nel 2010, secondo i dati contenuti nel rapporto annuale dell’Inail presentato alla Camera, sono scesi per la prima volta sotto la soglia dei 1000, fermandosi a 980, con un calo del 6,9 per cento rispetto ai 1.053 morti del 2009. E in diminuzione sono anche gli infortuni nel complesso: 775.374, in calo dell’1,9 per cento rispetto al 2009. Continua a leggere

Incidenti sul lavoro: una vittima su tre è un autotrasportatore

Il tema degli incidenti sul lavoro sta certamente a cuore delle forze sociali e dei media che ogni volta provano ad amplificare quanto sia importante per un società civile consentire che uomini e donne possano prestare la loro opera senza dover correre il rischio di perdere la vita o di restare offesi. Tra tutti spiccano le figure di papa Benedetto XVI e del presidente della Repubblica che richiamano spesso la necessità del rispetto della vita umana. Tra i troppi decessi che avvengono sul luogo di lavoro quelli che si verificano sulle strade e che vedono coinvolti lavoratori (anche chi conduce un automezzo lo è e la sua “sede di lavoro” è principalmente la strada) sono classificati come “incidenti della strada”. Un modo forse un po’ superficiale per evitare di dover approfondire le ragioni per le quali questi gravi episodi si verificano. Continua a leggere

L’autotrasportatore, un uomo
che porta un camion sulle spalle

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In attesa della realizzazione del monumento del camionista previsto a Grisignano, per ricordare i caduti sulla strada del trasporto pesante, a Bologna, sulla rotonda di Borgo Panigale, è stato da poco inaugurato dalla Fita-Cna felsinea e dal Comune un monumento che rende omaggio al lavoro degli autotrasportatori. Si tratta di un’installazione alta circa 10 metri dell’artista Andrea Capucci che raffigura un uomo che porta sulle spalle un camion vero e proprio.

Presidente Napolitano, perché ci sono morti sul lavoro di serie B?

Di lavoro si muore. Sempre più spesso in incidenti sul lavoro e sempre più spesso se di lavoro si fa il camionista, una professione rischiosa, soprattutto su strada intasate dal traffico come molte strade italiane. Un lavoro ad alto rischio, come testimonia la tragica fine, avvenuta nei giorni scorsi, di due  camionisti di Lecce travolti da due auto dopo che erano scesi dal tir in seguito a un tamponamento lungo la corsia sud dell’autostrada A14, nel tratto all’altezza di Gradara, in provincia di Pesaro-Urbino, e di un camionista investito sulla A1 poche ore più tardi, vicino a Modena. Ma l’elenco dei camionisti vittime della strada è lunghissimo. “Vittime del lavoro che però continuano a  non essere riconosciute tali, a essere colpevolmente dimenticate”, denuncia Doriano Bendotti, esponente della direzione nazionale delle Fai, la federazione degli autotrasportatori italiani, chiedendo al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “che i camionisti rimasti vittime di incidenti, mentre guidavano e dunque lavoravano, vengano riconosciute come morti bianche”. Continua a leggere

Gli incidenti stradali causano il 54% delle morti sul lavoro

È la strada il luogo di lavoro più pericoloso d’Italia. Gli incidenti stradali sono infatti la principale causa di morte per i lavoratori. Secondo i dati dell’Inail, il 54,5 per cento degli infortuni mortali registrati (611 vittime su 1.120) è da attribuirsi a incidenti stradali. Entrando nello specifico, 335 decessi (29,9 per cento), si sono verificati durante l’attività lavorativa, mentre 276 (24,6 per cento) nel percorso tra casa e lavoro. Numeri a cui è necessario mettere un freno, con proposte concrete. La Fondazione Ania, per esempio, chiede di inserire corsi di educazione stradale nella formazione aziendale. Continua a leggere