Se si vuole il prezzo della benzina più basso bisogna chiudere 5-6mila impianti. Lo ha dichiarato il presidente dell’Unione petrolifera, Pasquale De Vita, nel corso di un’intervista rilasciata martedì al programma Mattino 5 su Canale 5. Secondo il presidente dell’Up, la riorganizzazione della rete favorirebbe il recupero di quei “3-4 centesimi che ci dividono dall’Europa” e porterebbe allo sviluppo dei self service.
De Vita ha ribadito che i prezzi “vanno correlati a quelli internazionali dei prodotti finiti” e non solo all’andamento del greggio e non ha risparmiato critiche alla teoria della doppia velocità, parlando di “favola” costruita dalle associazioni dei consumatori: “Fa presa sul pubblico”, ha detto De Vita a Mattino 5, “perché quando la benzina sale infastidisce e così sembra che salga soltanto, ma se così fosse saremmo a 5 euro”.
Il presidente dell’Unione petrolifera ha lanciato anche l’allarme raffinazione: “Avremo esuberi di produzione che in qualche maniera bisognerà riportare a esigenze di mercato”.
Come sempre si cerca di scaricare sui più deboli questioni che non li coinvolgono. Proponendo la chiusura degli impianti si cerca di far comprendere ai cittadini che i prodotti petroliferi sono più alti non a causa delle imposte, tra le più alte in Europa, ma soprattutto per le speculazioni che i signori del petrolio effettuano. I prodotti secondo la teoria delle compagnie sarebbero più cari perché sono troppe le aree di servizio. Il che è vero ma non è certamente la causa del maggior costo. Ancora una volta questi furboni hanno trovato il mezzo di continuare a fare alti profitti dando in pasto all’opinione pubblica delle soluzioni parziali che non toccheranno minimamente i loro utili. Le compagnie contineranno a speculare, il governo a incamerare tasse e il popolo bue continuerà a essere gabbato in quanto godrà di modeste riduzioni.