5000 conducenti di auto private sfilano a Roma per protestare

Si calcola possano essere oltre cinquemila i conducenti di autovetture private che sfileranno  per le strade di Roma martedì 16 marzo, provenienti da diverse zone del Paese, per difendere il diritto di poter lavorare ne nel rispetto di regole in linea con i principi più’ volte ribaditi dalla stessa Comunita’ europea, costretta a richiamare il Governo italiano a non limitare il principio della libera concorrenza nell’esercizio della professione di trasporto persone con conducente, effettuato con autovetture private. Una protesta composta, decisa per denunciare “l’incomprensibile atteggiamento del ministro alle Infrastrutture e Trasporti Altero Matteoli che, smentendo se stesso e dimostrando di non tenere in alcuna considerazione i contenuti di un ordine del giorno presentato dal presidente della Commissione trasporti della Camera onorevole Mario Valducci, dal capigruppo della Lega onorevole Roberto Cota e dall’onorevole Alessandro  Montagnoli e accettato dal Governo, sta predisponendo una norma destinata, quando entrera’ in vigore, a costringere 40mila imprese a chiudere l’attivita, coinvolgendo nelle conseguenze negative più’ di centomila addetti con le loro famiglie”. I noleggiatori scendono in campo non “contro qualcuno” ma in sostegno del Parlamento, che con chiarezza si è espresso contro le intenzioni del titolare del dicastero dei Trasporti, adottando come loro manifesto l’ordine del giorno già approvato dal Parlamento. La paradossale situazione dimostra, secondo gli operatori del settore, “quale sia lo stato di confusione che regna nel dicastero dei Trasporti, più orientato a sostenere gli interessi elettorali del sindaco di Roma che a mantenere gli impegni assunti di fronte al Parlamento”. Di fronte a un atteggiamento non accettabile gli operatori interessati intendono sensibilizzare il Governo e contemporaneamente rivolgere un appello al premier, Silvio Berlusconi, perché intervenga e attraverso una proroga possibilmente di 6 mesi, consenta di riaprire il confronto con le parti coinvolte, al fine di individuare regole chiare che non danneggino nessuno e che permettanodi trasformare in fatti concreti i principi liberali tante volte richiamati dal Governo.

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