Un’odissea durata cinque anni, per quella multa alla sua auto che in realtà quel giorno si trovava a 600 chilometri di distanza. I fatti risalgono al 15 marzo del 2005, con una contravvenzione elevata a Fiumicino per divieto di sosta. Peccato che Gerardo Ambrosone, parrucchiere comasco, quel giorno fosse al lavoro nel suo negozio, a oltre 600 chilometri di distanza e la sua auto fosse parcheggiata a pochi metri da lui. L’altro giorno il “barbiere” ha tirato un sospiro di sollievo, anche se ora attende di conoscere la parcella dell’avvocato a cui si era rivolto per tutelare i suoi diritti.
Ma poco importa, la multa è stata cancellata. Una multa di 47 euro, che poi nel tempo sono diventati 139 con le varie more. Pagare o proseguire nella battaglia legale? Gerardo ha voluto insistere “per una questione di principio” e alla fine ha avuto ragione.
“Il 15 marzo di quattro anni fa ero in bottega a lavorare”, spiega il parrucchiere comasco sul Corriere di Como in un articolo a firma Massimo Moscardi, “e lo potevo dimostrare anche con le ricevute che ho scritto personalmente. Ma, soprattutto, nel verbale la targa corrispondeva alla mia, ma l’auto multata dai vigili romani era un’Alfa Romeo, mentre la mia è una Opel”.
Pochi mesi fa, dopo l’ennesima ingiunzione di pagamento (e con il passaggio da 47 a 139 euro di multa) Ambrosone aveva deciso di rivolgersi a un avvocato e di non cedere. “Avevo scritto tre raccomandate al comando dei vigili urbani, al Comune e per conoscenza al prefetto. In quattro anni, non ho mai ricevuto una risposta”.
Poi, come detto, più recentemente è arrivata un’ingiunzione di pagamento con una cartella esattoriale che alla fine è stata sanata. Un’odissea caratterizzata anche da una lunga serie di telefonate al comando della polizia locale di Fiumicino, anche in questo caso senza risposta. “Non so se si tratti di errore del vigile o se la mia targa sia stata clonata, ma ciò che mi è capitato è stato disarmante. Ma mi rimane la soddisfazione di avere avuto ragione”.