Caro Governo, gli autotrasportatori non sono “polli da spennare”

L’anno nuovo è iniziato, come al solito, con le previsioni di esperti, maghi dell’economia e rappresentanti di categorie. Evitando di partecipare alla saga delle opinioni, (Gaber sulle opinioni aveva una chiara definizione) assumerò a riferimento positivo il commento del professor Alberto Quadrio Curzio, docente di Economia e direttore del Centro Ricerche di Analisi Economica – C.R.AN.EC nonché membro del comitato scientifico di Nomisma, che ipotizza una crescita migliore di quella diffusa da organismi, anche di livello comunitario, basandosi non su ragionamenti ipotetici ma su dati oggettivi.

Una previsione rafforzata anche dai dati di fine anno che arrivano dal mondo del trasporto e che evidenziano timidi segnali di ripresa destinati a rafforzarsi entro la metà del 2010 per mostrare le prime vere evoluzioni positive. Pensare che tutte le imprese possano riuscire ad agganciare le nuove opportunità sarebbe però un grave errore, per evitare il quale è indispensabile imboccare due strade: la prima punta su una manovra economica che, attraverso il coinvolgimento delle forze economiche e sociali, sappia costruire le necessarie tutele con una rete di salvaguardia sociale adeguata; la seconda strada è quella che conduce a risposte economiche che aiutino il sistema produttivo a recuperare competitività. Solo così si favorirà la crescita e si eviteranno tensioni sociali. Nei primi mesi dell’anno, dunque, l’azione di Governo dovrà essenzialmente puntare sulla questione economica. Le elezioni regionali non favoriranno probabilmente un clima disteso, ma il Governo,  accantonando i ragionamenti, anche se importanti, sulle riforme istituzionali, deve pensare che al Paese e ai suoi cittadini ciò che interessa sono le risposte sui temi della sopravvivenza immediata. Il confronto sulle riforme può essere affidato a una commissione parlamentare ristretta e proporzionale alle forze presenti in Parlamento. Non risulterà pregiudicata l’attività legislativa e si potrà impegnare l’aula sulle questioni relative all’economia per produrre quelle norme in grado di ridare condizioni di competitività al nostro sistema. Partendo da queste convinzioni, Conftrasporto non può che esprimere il suo disaccordo sulle prime decisioni dell’anno che hanno prodotto incrementi dei pedaggi autostradali e dei trafori del Frejus e del Bianco o sull’ipotesi che il presidente della Provincia di Milano ha avanzato sulla possibile introduzione di un pedaggio sulle tangenziali milanesi. Questa idea, avversata da molti, avrebbe pesanti ripercussioni su tutto il traffico che oggi transita per l’area milanese e lombarda che – lo ricordiamo a quei tecnici che hanno indotto a un’uscita così poco appropriata il presidente Guido Podestà – riguarda circa il 40 per cento del traffico nazionale e internazionale che si muove nel nord del Paese. Una misura che risponde solo all’obiettivo di cassa e questo appare chiaro a tutti. Le dotte argomentazioni che il presidente Guido Podestà ha fornito in una presa di posizione sulla stampa non sono certo errate in via di principio, ma se ne potrà discutere solo quando vi sarà la diversificazione reale dell’offerta di viabilità, oggi inesistente. E il discorso non cambierebbe neppure se il balzello fosse invece riservato a coloro che entrano nella città di Milano: si dovrebbe parlare di gabella ma avente sempre e comunque solo l’unico obiettivo di fare cassa. La contrarietà non deve essere legata alla questione connessa al tema della territorialità, ma deve derivare da considerazioni legate ai danni per gli operatori economici e per l’economia più in generale. La sensazione, purtroppo, è che il trasporto gommato venga trattato come un “pollo da spennare” (dimenticando quanto già contribuisca, sia con l’imposizione fiscale sia con i pedaggi corrisposti, alle entrate dello Stato) e non invece come un settore importantissimo per l’economia del Paese e da sostenere con interventi che consentano di recuperare la competitività  persa per strada.

Paolo Uggé