Il governatore della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet, non ha avuto dubbi nell’indicare che anche il nostro Paese può agganciare più velocemente di altri la ripresa economica che nei prossimi mesi dovrebbe consolidarsi. Alla faccia di tutti gli uccelli del malaugurio e dei soloni che diffondono pessimismo. Un’evidenziazione importante tuttavia è stata posta: condizione indispensabile per favorire la fase che si attende è migliorare la competitività del sistema Paese.
Un’affermazione che non può che trovarci d’accordo. Chi ci segue, sia attraverso “Libero” sia nella nostra attività di rappresentanza, ben conosce quante volte abbiamo indicato la competitività come l’ elemento determinante per poter partecipare alle sfide del mercato globale. Conseguentemente dobbiamo anche rammentare come sia strutturata la filiera della produzione che ha mutato il suo modo di produrre passando da un sistema a stock a uno a flussi. Essenziale diviene dunque l’elemento logistico che è strettamente collegato al fattore tempo. Da qui il tema della infrastrutturazione del Paese che garantisca anche una permeabilità fluida nell’attraversamento del sistema alpino che non deve ostacolare i collegamenti con i mercati europei. Queste concezioni sono state alla base del programma dei governi a guida del presidente Berlusconi che ha portato alla realizzazione di un Master plan europeo che ricomprende la realizzazione di quattro corridoi plurimodali in Italia. Sono concetti semplici, che sembrano tuttavia non appartenere a coloro che hanno esaminato il disegno di legge di conversione del protocollo trasporti, parte della Convenzione delle Alpi. Leggendo gli atti parlamentari, si scopre infatti che nel dare parere favorevole alla ratifica il dibattito si è limitato a considerare gli aspetti legati alla bellezza delle località alpine ma senza alcuna considerazione di carattere economico. Nessun riferimento all’esigenza, propria della nostra economia, di avere adeguate garanzie, ovvero di avere la certezza che fino a quando non saranno realizzate i collegamenti alpini l’unico Paese che si trova a sud dell’arco alpino non può essere in alcun modo limitato nella realizzazione di strade di adduzione o all’interno del sistema alpino. In sostanza per il protocollo delle Alpi anche solo l’accessibilità a una valle alpina deve essere approvata con la maggioranza dei tre quarti dei Paesi che compongono il comitato. Il nostro parere sarà sempre ininfluente.I rappresentanti di Conftrasporto, ascoltati dalla Commissione Esteri della Camera, hanno espresso le preoccupazioni del settore che sono state attentamente ascoltate dal presidente onorevole Stefano Stefani e dai commissari presenti. Nelle precedenti legislature i partiti dell’attuale maggioranza avevano ostacolato, in mancanza di garanzie, la ratifica del protocollo trasporti. Il ministro Castelli aveva posto con forza il tema delle garanzie, in questo condiviso anche dalla stessa committenza. Speriamo, dopo l’audizione, che il tema venga meglio affrontato.
Paolo Uggè