Sda, 37 lavoratori in nero. Uggè: “Nei trasporti lo sfruttamento è la norma”

“Lavoratori dipendenti sfruttati, norme sui tempi guida e sulla circolazione non rispettate, morti e feriti sulle strade: argomenti che dovrebbero indurre tutti a una profonda riflessione. Invece non è così! Sulla sicurezza sono tutti pronti a condividerne l’importanza nei convegni, ma quando si scende nell’operatività l’importante non è più l’incolumità delle persone ma il profitto. Il caso pubblicato sulle pagine  del quotidiano Il Messaggero che coinvolge una grande impresa che opera nel settore courier, è l’ennesima dimostrazione di come nel mondo del trasporto, senza i dovuti controlli che assicurino il rispetto delle leggi, vi sia chi ne approfitta”. Ad affermarlo é Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto, che sempre commentanto l’articolo apparso sul quotidiano romano intitolato “Blitz dei carabinieri alla Sda, 37 dipendenti in nero” aggiunge: “Cosa devono rappresentare le associazioni del trasporto al mondo politico e ai componenti delle Autorità per dimostrare che i costi incomprimibili della sicurezza, voluti dal Parlamento, sono il vero elemento deterrente che potrà porre fine , o almeno ridurre, gli episodi di sfruttamento che in modo evidente vanno anche a toccare il problema della concorrenza sleale? Nel caso trattato sul Messaggero, caso che era già stato oggetto di un’interrogazione parlamentare, la società coinvolta, essendo parte del gruppo Poste Italiane, in qualche modo controllata dallo Stato, avrebbe ricevuto, proprio stando a  secondo quanto si sostiene nell’interrogazione parlamentare, risorse per coprire i “buchi” della gestione economica, causata da una politica dei prezzi molto aggressiva definita da dumping nei confronti delle imprese concorrenti. In sostanza esisterebbe un’impresa dove, secondo le segnalazioni delle organizzazioni sindacali,  oggetto di valutazione degli organismi preposti, si aggirano le norme sul lavoro, si  registrano delle violazioni sulle disposizioni sul lavoro in appalto, si generano evasioni contributive e fiscali; ci si comporta come se le leggi valgano solo per alcuni. Uno Stato civile “, conclude Paolo Uggè, “non può consentire queste vergogne e ha il dover d’intervenire per reprimere certi comportamenti attraverso una politica seria di controlli. Esattamente quello che le norme approvate dal Parlamento sulla necessità di effettuare i controlli per assicurare il rispetto dei costi incomprimibili della sicurezza prevedono. I signori del Governo, gli esponenti delle Autorità garanti, sono davvero sicuri di tutelare gli interessi della collettività e di tanta gente condividendo l’interpretazione interessata di chi continua a chiamare tariffe o prezzi obbligatori ciò che in realtà è l’esatta trasposizione in costi dell’applicazione delle norme sulla sicurezza sociale e della circolazione?”.