Il conducente di un Tir viene fermato in Piemonte e durante i controlli gli agenti di polizia scoprono che ha alterato il cronotachigrafo per far risultare che ha rispettato i tempi di guida e riposo previsti dalla legge, facendo scomparire un po’ di tempo trascorso al volante e qualche decina o forse centinaia di chilometri percorsi. Gli investigatori gli contestano non solo il mancato rispetto dei tempi di guida ma addirittura il reato di attentato (parola che di questi tempi fa un particolare effetto) alla sicurezza dei trasporti. Ora quel camionista rischia la revoca della patente prevista. Indiscutibile risultato di un rapporto causa effetto: nessuno intende sminuire le responsabilità di un lavoratore che, autosfruttandosi, mette a rischio l’incolumità propria e degli altri; quello che però non torna è che, come sempre, a pagare è solo l’ultima ruota del carro. Il camionista. Continua a leggere