Chi controlla solamente i tir e non la committenza non omette atti d’ufficio?

Il conducente di un Tir viene fermato in Piemonte e durante i controlli gli agenti di polizia scoprono che ha alterato il cronotachigrafo per far risultare che ha rispettato i tempi di guida e riposo previsti dalla legge, facendo scomparire un po’ di tempo trascorso al volante e qualche decina o forse centinaia di chilometri percorsi. Gli investigatori gli contestano non solo il mancato rispetto dei tempi di guida ma addirittura il reato di attentato (parola che di questi tempi fa un particolare effetto) alla sicurezza dei trasporti. Ora quel camionista rischia la revoca della patente prevista. Indiscutibile risultato di un rapporto causa effetto: nessuno intende sminuire le responsabilità di un lavoratore che, autosfruttandosi,  mette a rischio l’incolumità propria e degli altri; quello che però non torna è che, come sempre, a pagare è solo l’ultima ruota del carro. Il camionista. Con l’aggravante di attuare puntualmente una legge dimenticandosene per strada un’altra: quella che esige controlli sull’intera filiera, a partire dal committente, misteriosamente dimenticato per mesi dai controlli. È ora di dire basta a comportamenti parziali che si limitano a colpire il più debole e nulla fanno per verificare se esistano altre responsabilità,  per capire, per esempio, se a un camionista la “scelta” di viaggiare ben oltre le ore previste senza fermarsi sia stata imposta da altri. Per far sì che finalmente l’Italia impari a rispettare il principio della responsabilità condivisa, controllando e sanzionando, nel caso risultasse “colpevole”, anche il committente, Conftrasporto chiede alle autorità competenti di procedere con tutti gli accertamenti previsti senza ometterne alcuno. E in ragione delle risposte che saranno fornite valuterà, insieme con i propri legali, di procedere per omissioni di atti d’ufficio nei confronti di chi non ha dato applicazione a tutte le disposizioni di legge. Chi mette in pericolo la sicurezza altrui deve essere punito ma questa regola deve valere per tutti.

Paolo Uggé (presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio) 

11 risposte a “Chi controlla solamente i tir e non la committenza non omette atti d’ufficio?

  1. Quel collega non può essere scusato.Ma gli organismi preposti sono capaci di far rispettare le leggi che sono contro i deboli? Dopo dieci anni da quanto si legge sulla stampa per mancanze (?) da parte della magistratura restituiremo la refurtiva in quanto sono stati lasciati decorrere i termini della prescrizione oltrepassati i quali il reato si prescrive. Eppure era stata ritrovata la refurtiva! Ma in più lo Stato dovrà sostenere i costi processuali. Forse nel Burundi se vi fosse un medesimo comportamento i responsabili verrebbero sottoposti a sanzioni o a dover pagare di tasca propria il danno creato allo Stato. In Italia, al di là di qualche articolo non succede nulla e credo anche non si accerteranno le eventuali responsabilità e chi ha generato questo stupendo esempio di produttività proseguirà nello sviluppo della carriera come previsto. I delinquenti non è dato sapere se faranno una pagina a pagamento su qualche giornale invitando a venire a delinquere in un Paese tollerante come l’Italia; certamente utilizzeranno “radio scarpa”. Oggi una federazione seria segnala alle Autorità competenti di intervenire, in applicazione della legge dello Stato, per verificare se esistono nel caso in oggetto se esistono comportamenti da sanzionare che possono riguardare coloro che hanno fornito le disposizioni per quel servizio di trasporto. Siamo sicuri che vi sarà un intervento? Si accettano previsioni.

  2. Non faranno nulla, mica si ottiene la prima pagina sui giornali per una simile fatto. Anzi se il committente è uno che conta rischiano di avere dei guai. Quindi……

  3. Che tristezza vedere una categoria stare in silenzio di fronte a un episodio che dovrebbe far esplodere la protesta e l’indignazione. Quel collega ha sbagliato e, se così è, va punito. Ma se nessuno di noi interviene a richiedere quei controlli previsti per legge anche nei confronti di chi ha commissionato il trasporto, mi viene proprio da dire che ci meritiamo tutte le vessazioni di questo mondo. Poco ci manca che ci chiedano di pagare in natura per avere un viaggio. Massa di pecoroni…….. Siamo solo capaci di lamentarci e quando una associazione lancia un’idea che va a nostro vantaggio e difesa stiamo zitti. Complimenti.

  4. Cosa significa “stiamo zitti”? L’associazione ha tutto il nostro appoggio! Ciò che non si riesce a contrastare è il potere della committenza e l’incapacità dei controllori. Il meccanismo dei controlli di filiera è farraginoso, con incroci di competenze (volutamente?) mal regolati e addetti ai controlli sottodimensionati e spesso impreparati. Non nascondiamo però le nostre responsabilità: una categoria sana dovrebbe avere in sé gli anticorpi necessari ad espellere le aziende che attuano simili comportamenti anziché giustificarli con le solite scuse: sono obbligati a farlo, è il mercato che lo impone, se non lo faccio io lo fa qualcun altro…..

  5. Io batto sempre sullo stesso chiodo: possono essere detratti costi e Iva solo dei trasportatori regolari. Penso che la regolarità d’impresa questo trasportatore se la sogni e quindi se ci fosse stata questa regola i suoi clienti non avrebbero potuto dargli il lavoro ma sarebbero stati costretti a darlo, a prezzi giusti, a chi rispetta le regole (e magari non “salta” i caselli autostradali come da notizie di oggi).

  6. Stare zitti significa in questo caso significa essere dei codardi idioti: come quei rappresentanti di categoria che non hanno mai avuto il CORAGGIO, che invece qualcun altro pare possieda, di sfidare il sistema, le istituzioni: di dire ai prefetti occhio perché vi denunciamo, state ignorando sistematicamente una legge e questa non può essere una svista… perché altrimenti non dovreste essere licenziati in tronco per omissione d’atti d’ufficio ma per manifesta incapacità…. Codardi e imbecilli come quei trasportatori che si lasciano ricattare dalla committenza senza capire che così uccidono l’intero mondo dell’autotrasporto…

  7. “Una categoria sana dovrebbe avere in sé gli anticorpi necessari ad espellere le aziende…” Chi scrive una cosa simile non fa parte del mondo dell’autotrasporto. Altrimenti saprebbe che l’Albo degli autotrasportatori, rappresentante della categoria, è talmente ammalato, praticamente moribondo, da non essere riuscito in anni di attivitàa far cancellare circa 50 mila aziende di autotrasporto iscritte che non hanno neanche un camioncino della Lego? Imprese “fantasma”, che continuano a figurare nell’elenco. Alessandra cosa fai realmente di mestiere?

  8. Non parlavo dell’albo anche se so che tra i suoi componenti vi sono le associazioni di categoria (20 associazioni contro 29 rappresentanti politici, uno squilibrio che già dice molto). Mi riferivo proprio alle associazioni che attraverso un proprio “codice etico” potrebbero espellere le aziende malsane. Quanto all’albo e alla cancellazione delle 50mila aziende sarebbe utile approfondire i motivi per i quali non è stato possibile cancellarle. Non è che anche qui c’è omissione di atti d’ufficio?

  9. Damiano ma di chi è la responsabilità? a me risulta che vi sono associazioni che pensano solo ad aumentare iscritti e non a far crescere professionalità nella categoria. Per questo l’Albo nel tempo è arrivato ad essere in queste condizioni. Ma ogni trasportatore cosa fa per sapere qual è la posizione della propria associazione ? si informa e verifica. Questo vuol dire sistema democratico fondato sulla rappresentanza. La libertà ha un costo che va pagato. In caso contrario torneremo presto (già qualcosa all’orizzonte si vede) ad avere uno che comanda ed i pecoroni che seguono.
    “Libertà è partecipazione…” cantava il grande Giorgio Gaber

  10. Alessandra ha ragione chi sostiene che non fai la trasportatrice o per lo meno non ti informi. Le federazioni nell’albo, escluso il mondo della cooperazione presente per diritto sono nove. Se poi ti volessi divertire ad informarTi su chi sono stati quelli che hanno pressato il ministero per ridurre i requisiti necessari per avere una rappresentatività reale troverai sorprese interessanti.
    il problema è sempre quello in tutti questi anni qualcuno ha lavorato, trovano colpevoli connivenze in taluni vertici associativi, perché la categoria non si unisse e quindi non si rafforzasse. Questa azione scientificamente voluta è stata aiutata dalla scarsa volontà di partecipazione esistente nella categoria (vedi sopra, bravo sto Ciceruacchio, chissà chi sarà’?). la regia di questa azione è solo della committenza che ha trovato alcune associazioni interessate a mantenere questa situazione, evitando di rafforzare un settore che, se unito, determinante.
    sarebbe sufficiente leggersi articoli e qualche pubblicazione apparsa nel tempo o domandare a qualche vecchio trasportatore, come chi scrive, ora fuori da tutti i giochi, per ottenere conferme.

  11. Chiedo venia per l’ignoranza tuttavia è dovere dei soloni istruire chi sa meno di loro.so benissimo quante sono le federazioni presenti nell’albo. mi chiedo solo cosa possano produrre 49 membri tra titolari e supplenti dei titolari quando si sostituiscono a vicenda. il problema della rappresentanza rimane sempre irrisolto ed è comunque attuale in tutte le categorie, anche quelle dei lavoratori. La debolezza del traporto l’ha già indicata lei sig. Luigi, “un settore disunito” e parcellizzato che offre il fianco alla” regia della committenza”. se vuole rendermi edotta le ricordo che la domanda era: quali sono i reali motivi per i quali non è possibile cancellare 50mila aziende? dica la sua, da vecchio trasportatore fuori dai giochi, senza rimandare ad articoli o pubblicazioni che molto spesso riportano solo beghe tra comari. con simpatia e rispetto.

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