Per troppi anni si è parlato, spesso a sproposito e cadendo in sterili polemiche, di grandi opere infrastrutturali necessarie a creare sviluppo soprattutto in determinate zone del Paese. Opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, considerato pedina chiave sullo scacchiere del rilancio dal ministro Pietro Lunardi e dal governo Berlusconi. Allora dei 10 corridoi facenti parte delle reti Ten approvate in Europa ben quattro interessavano l’Italia. E fra quelle opere strategiche, frutto di un lavoro di squadra che aveva accomunato conoscenza e volontà politica, c’era anche il Ponte sullo Stretto, parte del Corridoio 1 che avrebbe dovuto congiungere Berlino e Palermo. Continua a leggere