La chiusura dell’Ilva di Taranto, l’ultimo grande impianto in Italia per la produzione di acciaio a ciclo integrale, dall’altoforno ai laminati, ai tubi, non significa solo la perdita di lavoro per migliaia di dipendenti, ma anche per migliaia di lavoratori dell’indotto (con un danno complessivo che Federacciai-Confindustria ha quantificato in una cifra oscillante tra 5,7 miliardi e 8,2 miliardi di euro), fra cui moltissime imprese di autotrasporto che ruotano intorno al più grande stabilimento d’Europa. Un ennesimo duro colpo per la categoria che ha spinto il presidente di Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, a chiedere al Governo “nell’assumere interventi a sostegno di estendere le scelte che saranno effettuate alle imprese di autotrasporto, così come già realizzato in altre simili occasioni”. Continua a leggere