I prezzi dei mezzi pubblici in Italia sono i più bassi d’Europa. Nel Vecchio continente si spende di media 1,88 euro per un biglietto, mentre nel nostro Paese la cifra scende a 1,06 euro. Ma, ciò nonostante, “nessun aumento delle tariffe potrebbe mai compensare un taglio del 25 per cento delle risorse”, come ha dichiarato il presidente di Asstra, Marcello Panettoni. “È morte certa per bus, tram e metro coi tagli alle risorse decisi dalla manovra economica”, spiega in una nota il presidente dell’associazione che riunisce le aziende del trasporto pubblico locale. Anche perché, come spiega sempre Panettoni, “oltre una determinata soglia di aumento tariffario, più cresce il prezzo del biglietto meno persone prendono i mezzi pubblici”.
Ma veniamo ai dati sui prezzi del trasporto pubblico. Il biglietto costa un euro a Roma, Milano e Torino, 1,10 a Napoli, contro i picchi di Stoccolma (3,73 euro), Copenaghen (2,82), Londra (2,75) e Oslo (2,67). Il confronto tra rapporto abbonamento mensile ordinario e reddito vede Milano a quota 1,02 per cento, Roma 1,22 per cento, Torino 1,50 per cento, Napoli 1,75 per cento, rispetto a Berlino con 3,47 per cento, Londra al 2,96 per cento, Madrid 1,93 per cento e Parigi 1,82 per cento.
I prezzi dei biglietti e degli abbonamenti nelle diverse regioni e città sono molto simili nonostante contesti economico-sociali e produttivi profondamente diversi.
Il prezzo del biglietto a tempo più alto è in Umbria (1,25), Sicilia (1,21) e Friuli Venezia Giulia (1,19), mentre il più basso è in Calabria (0,84), Puglia (0,91) e Trentino Altro Adige (0,98).
Il rapporto abbonamento mensile/reddito mensile (dati 2010) varia dall’1,38 per cento del Trentino Alto Adige, al 2,52 per cento dell’Umbria, al 2,48 per cento della Sicilia all’1,43 per cento in Lombardia e all’1,40 per cento nel Lazio.