Che esistesse un concreto pericolo che il settore automotive, frenato dalla mancata fornitura di chip, materie prime e semi-lavorati, potesse non riuscire a rispettare le scadenze previste per la consegna di nuovi messi lo sapevano tutti. Compresi i rappresentanti del Governo ai quali il rischio era stato comunicato con largo anticipo da parte delle associazioni di rappresentanza delle imprese italiane di trasporto merci e passeggeri e della filiera industriale e commerciale automotive insieme con una richiesta di concessione di sei mesi di proroga. Nulla di cui stupirsi, dunque, di fronte al “profondo sconcerto” provato dagli stessi rappresentanti delle associazioni per la mancata previsione, nel testo del Decreto legge Milleproroghe appena approvato dal Consiglio dei ministri, della estensione dei termini richiesta. Con il rischio “di veder pregiudicato l’accesso a una delle principali misure di sostegno agli investimenti degli ultimi anni, che, tra l’altro, non sarà più operativa nel 2023”, come si legge in una nota diffusa da Anita, in cui si sottolinea, per di più come la proroga “non avrebbero avuto alcun impatto sui bilanci dello Stato”. “Purtroppo, il grido d’allarme congiunto con i clienti non ha sortito effetti”, prosegue il comunicato stampa in cui si chiede “al fine di tutelare gli investimenti fatti dalle imprese italiane negli scorsi due anni con non poche difficoltà”, non solo di “rinnovare il credito d’imposta riservato alle imprese del Mezzogiorno previsto dal Disegno di legge Bilancio 2023 in via d’approvazione in questi giorni” ma anche di “ procedere in sede di conversione parlamentare del Decreto Milleproroghe a estendere di sei mesi i termini di consegna dei beni oggetto del credito d’imposta in scadenza il 31 dicembre 2022”, portandoli” al 30 giugno 2023. Il tutto con particolare attenzione ai “beni strumentali materiali tradizionali e innovativi ordinati nel 2021 e per cui è stato versato un acconto del 20 per cento, ai beni strumentali materiali tradizionali e innovativi ordinati nel 2022 e per cui non è stato versato accont, e ai beni strumentali materiali tradizionali ordinati nel 2022 e per cui è stato versato un acconto del 20 per cento”.