Crisi? Inquinamento? L’Italia sembra non accorgersene e brucia sempre più carburanti

Ma la crisi economica c’è davvero? Ma gli allarmi sull’inquinamento che sta ammazzando il pianeta (e i suoi abitanti) qualcuno li ha ascoltati? Ma la pandemia (e lo smartworking adottato come misura preventiva) che ci hanno fatto ammirare strade libere da intasamenti e code non ha insegnato davvero a nessuno che l’auto può restare anche qualche ora o giorno in garage (con tutto vantaggio del portafogli e della salute? Le risposte sono no, no e ancora una volta no. Almeno a giudicare dai dati sul consumo di carburanti forniti da Unem , l’unione energie per la mobilità, che indicano come a novembre 2022 i consumi petroliferi totali siano stati pari a 4,9 milioni di tonnellate, in aumento dell’1,4 per cento (+67mila tonnellate) rispetto a novembre 2021 e addirittura a + 2,9 per cento rispetto ai valori registrati a novembre 2019, prima della pandemia. “Benzina e gasolio insieme, a parità di giorni lavorativi, sono aumentati del 6,3 per cento rispetto allo stesso mese del 2021 (+ 162mila tonnellate) che diventa del 12,2 per cento (+295mila tonnellate) rispetto ai valori pre-pandemici”, si legge in una nota diffusa da Unem che fornisce anche una possibile spiegazione affermando che “ciò è dovuto in parte anche all’aumento di accisa scattato dal 1° dicembre, annunciato il 23 novembre, che ha spinto molti automobilisti ad anticipare i rifornimenti negli ultimi giorni di novembre, oltre che il permanere dello switch dei veicoli bifuel (metano/benzina) verso la benzina che presenta prezzi ancora inferiori rispetto a quelli del gas”. Spiegazione in parte plausibile, ma che non cancella il fatto che crisi e allarme inquinamento non abbiano insegnato granché. A cominciare dalla considerazione che con qualcosa come cinque milioni di tonnellate di carburanti bruciati in un mese (sessanta milioni di tonnellate l’anno) la lotta all’inquinamento e la svolta green resteranno solo belle parole. Come (quasi) sempre.

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