Chi sta pensando seriamente a un piano industriale e strutturale della mobilità e della logistica per il nostro Paese? Chi sta guardano con sguardo critico al futuro, immaginando le conseguenze catastrofiche di un mancato piano d’azione? Che cosa succederà tra 5 o 10 anni se non agiamo ora? Sono in molti a porsi le stesse domande che si è posto Franco Fenoglio, già presidente di Unrae veicoli industriali oltre che ex presidente e amministratore delegato di Italscania e oggi consigliere di amministrazione in Italferr, società del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, nel suo ultimo articolo del 2021 pubblicato su “Trasportare oggi”, dove la sua rubrica, “Porto Franco”, (clicca qui per leggere l’intero articolo) è diventata ormai un punto di riferimento imprescindibile per chi vuole davvero “ragionare” di trasporti, logistica, sostenibilità. Ma sono moltissimi anche gli italiani che sono probabilmente giunti alle stesse, amarissime, conclusioni alle quali è giunto l’ex amministratore delegato di ItalScania: “tante, troppe aziende, non solo del settore del trasporto, stanno guardando al di fuori dei confini nazionali perché incapaci di continuare a credere che l’Italia rappresenti un Paese in cui ha senso continuare a investire”. E tutto questo mentre, scrive Franco Fenoglio nel testo intitolato “Notti tragiche”, in totale contrapposizione alle notti magiche che solo pochi mesi fa avevano portato l’Italia calcistica sul gradino più alto d’Europa, “sempre meno aziende estere si affacciano alla nostra finestra per investire in quello che, sulla carta, rappresenta un Paese con un enorme potenziale di crescita”. Come impedire che “quelle notti magiche, che abbiamo tanto sognato, possano presto trasformarsi in notti tragiche?. Semplice: “È necessario agire al più presto, non considerando più il settore del trasporto singolarmente, ma ragionando in ottica di sistema, considerando il mondo della mobilità merci, da un lato, e quello della mobilità persone, dall’altro. Due mondi strettamente connessi che, solo grazie a un piano integrato di lungo termine, riusciranno a transitare verso un futuro sostenibile, secondo gli obiettivi ambiziosi che l’Europa impone ai singoli Paesi”. E con “alla base di tutto le infrastrutture: un ambito che richiede senza dubbio grandi investimenti per accelerare la creazione di un sistema infrastrutturale all’avanguardia che consenta di rendere il traffico merci e persone, sia in Italia che nel contesto europeo, efficiente, efficace, sicuro e sostenibile. Con le diverse modalità di trasporto integrate tra loro, con l’intermodalità e lo sviluppo di una mobilità smart che consentiranno di accelerare la transizione verso un sistema di trasporto maggiormente sostenibile, sia dal punto di vista ambientale sia economico, perché, è evidente, non esiste sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica”. Ed è inutile dire come sia altamente probabile che anche su questi ultimi inviti a riflettere lanciati da Franco Fenoglio tutta l’Italia ( o, almeno, quella che vuol davvero veder ripartire il Paese, lasciandosi alle spalle non solo la crisi e la pandemia ma soprattutto decenni di politica e burocrazia inefficienti e capaci solo di ingigantire il debito pubblico) sia ancora una volta assolutamente d’accordo. Così come probabilmente otterrebbe un consenso plebiscitario la sintesi finale di Franco Fenoglio di tutte queste riflessioni: “Povera Italia”.