E un’auto entrata nella leggenda, protagonista non solo della storia (che ha attraversato per decenni, dopo essere nata nel 1938 sotto il Terzo Reich per volere di Adolf Hitler e grazie all’abilità di un signore che di nome faceva Ferdinand e di cognome Porsche , diventando l’auto di intere generazioni in ogni angolo del pianeta) ma anche al cinema, dove la Disney l’ha resa immortale dandole addirittura sentimenti umani con la pellicola “Un Maggiolino tutto matto”, uscita nelle sale nel 1968 (e seguita da una serie di sequel) e dove Woody Allen , protagonista nel film “Il Dormiglione”, ha addirittura acceso il motore di un esemplare, al primo giro di chiavetta, nonostante l’auto fosse rimasta ferma, in una caverna, per duecento anni… Eppure anche una leggenda come il “Maggiolino” Volkswagen è entrato a far parte della “hit parade” delle auto più “richiamate” dalla casa madre per problemi, delle auto più “difettose”. È successo nell’ormai lontanissimo 1972 quando oltre tre milioni e mezzo di esemplari dell’auto più longeva della storia, vera icona della strada, furono costretti a tornare in fabbrica, per colpa del braccio del tergicristallo che si staccava all’improvviso. Un “passo falso” nel lunghissimo percorso fatto dal Maggiolino, così come tanti altri compiuti da altre vetture finite nel “libro nero” delle auto più difettose di sempre. Spesso “al di sopra di ogni sospetto”, considerate (anche per il costo) obbligate a essere perfette. Un esempio, per di più recente? La Model S della Tesla di Elon Musk, l’auto del futuro ma con un passato (e anche un presente) con più d’una “macchia” sulla sua storia, fra difetti di assemblaggio o delle finiture, rumori alle portiere, vibrazioni dei pannelli interni, cigolii della ventola di raffreddamento, allineamenti sbagliati dei profili cromati e delle parti di carrozzeria, disallineamento del volante per finire ai problemi di natura elettrica o elettronica. Difetti costruttivi che un proprietario non ha esitato a mostrare in un video che ha collezionato in poche ore decine di migliaia di cliccate.Ma viaggiando in rete alla ricerca dei difetti a quattro ruote si trovano molti altri casi. Per esempio quello della Renault Laguna che con la seconda serie ha introdotto numerose innovazioni, sia nel design sia nella tecnologia, con il sistema di avviamento a pulsante con la scheda elettronica, il freno di stazionamento elettrico, e altri dispositivi elettronici per il comfort. Peccato, però, che tutta quell’elettronica abbia dato una montagna di problemi nei primi anni di produzione, abbinati ad altre “magagne” di natura meccanica, in particolare sulle turbine nella versione 1.9 dCi turbodiesel. Altra auto passata, almeno per un breve periodo di tempo, da sogno a incubo per milioni di proprietari: la Ford Explorer, antenato dei moderni Suv diventato tristemente famoso per due ragioni in particolare: :la facilità di ribaltamento e gli pneumatici tendevano a staccarsi senza preavviso, “anomalia” destinata a portare addirittura al ritiro dal mercato nel 2001. E l’elenco prosegue con l’Audi 200 (protagonista di un problema tanto banale quanto è pericoloso: il posizionamento del tappetino che pspesso andare a schiacciare l’acceleratore provocando il blocco del pedale); l’Alfasud (il modello del Biscione più venduto con oltre un milione di vetture commercializzate, na anche più vittima della ruggine); la Lancia Beta (sensibilissima a sua volta agli agenti atmosferici per colpa dei trattamenti anti corrosivi e delle verniciature non particolarmente efficaci, vittima di una ferocissima campagna di stampa sferrata dagli inglesi); la Chevrolet Camaro, che può “vantare” uno dei primi richiami della storia alla fine degli anni Sessanta (e su di una sfilza di altre auto della General Motors) con i supporti motore sottodimensionati per i potenti V8 e vittime di continue rotture che causavano rumorosi movimenti nel vano motore. Ma soprattutto improvvise accelerazioni non volute dal conducente e la disattivazione dell’ assistenza alla frenata. Decisamente più recenti, invece, sono i problemi segnalati su diversi modelli di casa Toyota che nel 2014 ha visto oltre sei milioni di vetture richiamate nel mondo, di cui 810 mila in Europa e circa 200 mila in Italia: più della metà di queste per problemi al cavo a spirale dell’airbag del guidatore che rischiava di danneggiarsi girando il volante, con il rischio di disattivare il sistema di sicurezza. Oproblemi che avevano riguardato i modelli RAV4 ma anche alcuni pick-up Hilux mentre altri modelli sono stati richiamati per i possibili problemi di bloccaggio dei sedili: a partire dalle Yaris protagoniste di un altro possibile “difetto”alla barra di rinforzo del pannello strumenti che sostiene anche il piantone dello sterzo che, in caso di violente sterzate, poteva iniziare a vibrare.