Camionisti trattati come animali pericolosi dai committenti che in moltissimi casi, durante l’emergenza Covid -19 hanno vietato loro l’accesso ai distributori di caffè e snack, e perfino l’accesso al bagno per fare i propri bisogni, per lavarsi le mani…. Sono state migliaia le denunce fatte dai conducenti nei mesi scorsi, destinate spesso a cadere nel vuoto, a provocare qualche commento “di circostanza” da parte delle istituzioni, ma nulla di più. Esempi di autentica inciviltà, nei confronti per di più di una categoria che con il propri lavoro (e in alcuni casi con il proprio sacrificio) ha impedito al Paese di subire conseguenze sanitarie oltre che economiche ben più devastanti, che ora tre organizzazioni internazionali che rappresentano i lavoratori dei trasporti, gli operatori e gli spedizionieri (Iru, l’organizzazione mondiale del trasporto su strada, Itf, International transport workers’ federation e Gsa, Global shippers alliance, hanno deciso di provare a contrastare con un nuovo strumento “culturale”: la Carta dei conducenti realizzata con l’obiettivo di elevare gli standard di trattamento a livello globale. Un documento (che mira anche ad affrontare il problema di mancanza di conducenti) che, come sottolineano i responsabili dell’iniziativa, vuol contribuire a garantire che i lavoratori del settore “siano messi in grado di svolgere il proprio lavoro in un ambiente sicuro, rispettoso e non discriminatorio, con condizioni di lavoro dignitose”. Propositi impossibili da non condividere, anche se resta l’interrogativo di sempre: senza controlli adeguati , in particolar modo su tutta la filiera dell’autotrasporto e , dunque , nelle aziende dei committenti, questa carta che reale valore avrà? Per la parte più becera della committenza che ha affisso dei cartelloni sui bagni con il simbolo di un camionista e la scritta io qui non entro, senza una vera operazione di prevenzione che può avvenire solo ed esclusivamente attraverso controlli, quel documento non rischierà di avere solo il valore di “carta straccia”?