C’era una volta “Carosello”, programma tv che univa sketch comici a messaggi pubblicitari, ma anche, allo stesso tempo, autentico “spartiacque” per moltissimi bambini fra l’ora in cui si poteva restare ancora alzati la sera e quella in cui bisognava andare a dormire. Carosello oggi è invece, sempre più spesso, il nome di una truffa diffusissima nel settore dei carburanti, con spregiudicati “intermediari” che acquistano gasolio da Paesi dell’Unione Europea, in regime di non imponibilità Iva, per poi proporlo ai gestori (altrettanto spregiudicati) di stazioni di rifornimento a prezzi inferiori, grazie all’utilizzo di società fittizie e un giro di false fatturazioni. Cancellando di fatto l’Iva. Operazione illegale alla quale avrebbe aderito anche l’amministratore di una società titolare di un distributore di carburante nell’area del Sebino, scoperto dagli agenti della guardia di finanza di Bergamo che hanno sequestrato all’indagato, oltre 414mila euro attraverso conti correnti, titoli e quote di fondi d’investimento, e alcuni immobili valutati circa 225mila euro: in totale l’equivalente dell’importo evaso dall’uomo:quasi 640mila euro non dichiarati su acquisti di carburante, riferiti all’anno 2017, per un valore di oltre tre milioni e mezzo di euro. Le indagini, condotte attraverso verifiche documentali e bancarie, pedinamenti e appostamenti hanno permesso di risalire a una società con sede a Brescia, risultata esistente solo sulla carta, senza neppure una sede, intestata a un prestanome, ma gestita di fatto da persone di origine campana,che ha omesso sistematicamente il versamento di imposte. Una società, come hanno scritto i finanzieri nel loro rapporto alla magistratura, creata con il solo fine di interporsi tra l’effettivo fornitore del prodotto petrolifero, in questo caso proveniente dalla Bulgaria, e il distributore stradale che avrebbe attuato la frode. Quattro le persone denunciate: un uomo di 44 anni bergamasco, amministratore della società operante nel settore del commercio di carburanti per autotrazione e titolare del distributore, per aver utilizzato false fatture finalizzate ad evadere l’Iva, e tre campani, amministratori della “società fantasma”con sede a Brescia, per aver emesso fatture relative a operazioni inesistenti, consentendo così la realizzazione della frode.